06/12/2023
IL CANTO LIRICO ITALIANO DIVENTA PATRIMONIO UNESCO
Ci sono voluti più di 400 anni, ma oggi il canto lirico italiano avrà la sua incoronazione ufficiale. L’iscrizione nella lista del patrimonio immateriale dell’umanità dell’Unesco. L’annuncio, durante la 18ª sessione dell’Intergovernmental Committee for the Safeguarding of the Intangible Cultural Heritage in corso nel Botswana. E così, nell’elenco delle realtà culturali costitutive dell’identità di un popolo finora riconosciute, 667 elementi di 140 Paesi, 16 in Italia tra cui il Teatro dei Pupi, i Tenores sardi, la liuteria di Cremona, si aggiungerà l’arte del nostro canto lirico.
Una nomination molto attesa, che arriva al termine di un lungo iter di speranza e perseveranza che ha visto coinvolti, sotto l’egida del Ministero dei Beni Culturali, le principali realtà liriche italiane, i teatri, l’Assolirica, la Fondazione Rossini di Pesaro, l’Istituto di Studi Verdiani, il Centro Studi Pucciniani, la Fondazione Cini, l’Archivio Ricordi. Tutti riuniti in un Comitato che rappresenta oltre 30.000 addetti ai lavori, cantanti, accompagnatori, docenti, compositori, direttori d’orchestra, fonologi, musicologi, registi, scenografi, maestri di coro, maestranze. Tutti paladini di un patrimonio iscritto nel nostro Dna che va da Monteverdi a Verdi, dal Recitar Cantando al Melodramma all’Opera.
«È una notizia che ci riempie d’orgoglio – assicura Gianmarco Mazzi, sottosegretario al Ministero della Cultura che ha seguito la candidatura –. Un successo straordinario per la comunità dell’Opera, cui stiamo dedicando grandi energie. Abbiamo bisogno di unire le forze per questa forma d’arte, pilastro della nostra cultura, che più di tutte parla italiano. Il riconoscimento Unesco, alla vigilia della prima della Scala, è occasione di festa per tutto il mondo della lirica». «Finalmente! – esulta Marco Tutino, compositore, tra i capifila del Comitato che dal 2020 si è battuto per la nomina -. Far parte del patrimonio dell’umanità è per il nostro canto un fatto importantissimo. Un punto fermo che spero avrà conseguenze pratiche per il mondo della lirica, anche dal punto di vista di un maggior sostegno politico e istituzionale. Perché il nostro cantare è un tratto identitario, diverso dagli altri: nasce da una lingua dolce, piena di vocali, che permette ampie frasi melodiche. Il che lo rende un’arte unica e speciale».
Meravigliata e felice per tanta e tale medaglia si dice anche Carmela Remigio, soprano scelta da Abbado come Donna Anna nel «Don Giovanni» di Peter Brook, amata dai principali direttori e registi. «Che nel patrimonio dell’umanità sia entrato qualcosa di vivo come il canto – dice la cantante - è una grande emozione. Per definizione immateriale, il canto svanisce mentre lo ascolti ma ti tocca profondamente. Tanto più che la lingua italiana ha un colore particolare, è già canto mentre la si parla. Se nel mondo è ancora un po’ conosciuta, il merito va proprio alla lirica con i suoi libretti».
(Fonte: Corriere.it)