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Liceo Scientifico Statale Il Morgagni nasce come Liceo Scientifico Statale nell’anno scolastico 1971-72.
La sua ubicazione alle pendici di una piccola altura tra via di Villa Pamphili e via
Fonteiana, il "Monte di Splendore" di Pasolini in Ragazzi di vita, costituisce un punto
di riferimento per i quartieri di Monteverde Vecchio, Monteverde Nuovo, Portuense,
Magliana, Villa Bonelli mantenendo vivo il dialogo tra i suoi abitanti. Infatti nei suoi oltre 35 anni di vita, il Morgagni ha attivato servizi
Normali funzionamento


Occupato anche il liceo Morgagni: "Spazi negati e nessun dialogo, ecco perché protestiamo"
https://www.romatoday.it/attualita/monteverde-liceo-morgagni-occupato.html
Occupato anche il liceo Morgagni: "Spazi negati e nessun dialogo, ecco perché protestiamo" Blitz di circa 150 studenti questa mattina all'alba. E' il tredicesimo istituto in agitazione dall'inizio di ottobre

Corriere Roma: le ultime news dal Lazio
Il documento degli occupanti del Liceo Scientifico G.B. Morgagni:
Introduzione:
Oggi, martedì 23 novembre, noi studenti del Liceo Morgagni abbiamo deciso di occupare il nostro Istituto. Questo atto nasce dalla volontà della maggioranza degli studenti, aventi consapevolezza dell'importanza e del peso di quest’azione di protesta.
Porteremo avanti questa occupazione nel pieno rispetto delle norme anti-Covid vigenti, garantendo l'obbligo di indossare la mascherina negli spazi interni dell’Istituto e di mostrare il Green Pass per permettere l’accesso all’edificio unicamente agli studenti del Morgagni. Ci occuperemo inoltre del tracciamento degli studenti in modo da poter riferire alla ASL i dati necessari in caso di contagi durante l’occupazione.
Reduci da un periodo di due anni durante i quali l'istruzione è stata messa totalmente in secondo piano, abbiamo assistito a delle modalità di rientro che non hanno saputo né colmare le carenze didattiche accumulate nell’ultimo periodo né tutelare l’altrettanto importante aspetto relativo alla socialità tra gli studenti.
Abbiamo deciso di pubblicare questo documento politico per denunciare la situazione generale che stiamo vivendo e per avanzare le richieste che riteniamo necessarie per il miglioramento della nostra scuola.
Questo documento vuole essere anche un invito verso le altre scuole a mobilitarsi, a lottare e a dare solidarietà alla nostra azione, mediante la ricondivisione di questo testo.
1.Che sistema scolastico abbiamo vissuto?
Per affrontare i problemi specifici della nostra scuola crediamo necessario che questi siano contestualizzati all’interno delle politiche che sono state attuate sul tema dell’istruzione. Facendo una panoramica generale, negli ultimi due anni abbiamo assistito ad una serie di scelte politiche da parte del Governo che hanno, nei fatti, relegato il ruolo dell’istruzione, in una prima fase, ad una semplice questione di ordine pubblico: infatti, tra ripetute chiusure e riaperture non sono state attuate riforme di nessun genere per assicurare una continuità didattica e sociale. Durante la crisi pandemica il sistema scolastico italiano, già a pezzi dopo decenni di tagli, ha ulteriormente limitato l’accesso al diritto allo studio per chi aveva condizioni economiche o psicologiche precarie e ha creato in milioni di studenti carenze formative e danni psicologici.
Questa situazione ha anche portato ad un incremento della dispersione scolastica: “In Italia, nel 2020 la quota di ELET (Early Leavers from Education and Training) è stimata al 13,1%, pari a 543 mila giovani” (fonte: “Ciclo di audizioni sul tema della dispersione scolastica”, ISTAT, 18 giugno 2021). Tale percentuale, è peggiore anche rispetto al discutibile obiettivo minimo prefissato dall’UE del 9% per il 2030.
Inoltre, gli esiti delle prove INVALSI del 2021, hanno dimostrato:
- -
un importante peggioramento delle conoscenze scolastiche, infatti, gli studenti che non raggiungono il livello minimo in italiano sono aumentati dal 35% del 2019 al 44% del 2021 e in matematica la percentuale è salita dal 42% al 51%;
un netto divario tra Nord e Sud, a dimostrazione del radicato e strutturale classismo presente all’interno del nostro sistema scolastico che lascia indietro chi ha meno possibilità;
(fonte: INVALSI - Rilevazioni nazionali e indagini internazionali).
Questa è la fotografia di due anni disastrosi cui, al momento del ripristino della didattica in presenza, non ha fatto seguito alcuna azione da parte del Ministero e del Governo tutto per sistemare la situazione.
Tutto ciò ha posto le basi per la nascita della nostra protesta. Stanchi di stare in silenzio, abbiamo bisogno di far sentire la nostra voce e far valere i nostri diritti.
2. Che sistema scolastico stiamo vivendo e in quale vivremo?
Anche quest’anno, il rientro in presenza, non è stato all’altezza delle nostre esigenze e delle nostre aspettative: autobus sovraccarichi di persone, scaglionamento degli orari d’ingresso e di uscita, classi sovraffollate, spazi fatiscenti o inutilizzabili e una presidenza quasi completamente chiusa al dialogo, in accordo con la figura di preside-manager prestabilita dalle politiche di passati Governi sulla scuola, che sono state ribadite e confermate dall’attuale esecutivo, infatti, al momento attuale, il ruolo ricoperto dalla dirigenza scolastica, non ha l’obbligo di dialogo con le altre componenti dell’istituto, ma ha solamente quello di portare avanti le linee guida governative, che andremo successivamente a sviscerare.
Dentro la nostra scuola abbiamo vissuto, oltre i problemi già citati, anche l’impossibilità di utilizzare, in maniera autogestita, i pochi spazi agibili nonostante la garanzia dell’attuazione delle norme anti- Covid che riteniamo assolutamente necessarie per la salvaguardia della nostra salute, di quella dei docenti e del personale ATA, delle altre componenti della scuola e, ovviamente, della società tutta. Se da un lato siamo i primi che vogliono tutelare sé stessi e le persone che ci circondano, dall’altro non possiamo più rinunciare al sentirci di nuovo parte del nostro Istituto. L’essere umano, in quanto animale sociale, ha la necessità di condividere quanto più possibile con i suoi simili e, anche noi, vogliamo recuperare le opportunità perdute. Non è possibile che, fuori dal mondo scolastico, ci sia un graduale ritorno alla normalità mentre, negli Istituti romani, e italiani più in generale, si debba continuare a vivere di ricordi.
La scuola non è solo mero apprendimento, è soprattutto socialità, dentro i nostri istituti non impariamo solo le nozioni di cultura generale di cui abbiamo bisogno, iniziamo anche a rapportarci con le altre persone, ma senza socialità perdiamo questo secondo e fondamentale aspetto.
La scuola deve smetterla di preparare studenti che sono più automi che esseri umani e deve acquisire il ruolo di agente sociale in grado di formare criticamente gli studenti affinché diventino dei soggetti attivi all’interno della società.
Nei mesi trascorsi dall’inizio dell’anno scolastico abbiamo lottato in ogni modo per riappropriarci degli spazi che ci sono stati sottratti, ricevendo in cambio solamente “contentini” mirati a svilire la nostra causa, frutto di un` inesistente disponibilità al dialogo da parte della dirigenza sia nei confronti di noi studenti sia verso i docenti, che si è tramutata nell’impossibilità di vivere la nostra scuola negli spazi e nei tempi adeguati.
Questa gestione dell’istituto, che ribadiamo, è stata totalmente autoritaria da parte della presidenza, è stata, inoltre, successivamente “normalizzata” con la pubblicazione di più circolari che hanno stravolto la vita di ognuno di noi imponendo un cambio nella gestione degli orari scaglionati e un’organizzazione dell’intervallo che ha suscitato il malcontento generale delle varie componenti scolastiche.
Situazioni simili si sono verificate nel corso di questi primi mesi di scuola ed altri esempi sono le menzogne sull’impossibilità di organizzare un’assemblea d’Istituto in presenza, l’assenza completa di dialogo tra presidenza e professori per l’apertura delle palestre ed un atteggiamento repressivo e aggressivo verso le istanze mosse dagli studenti.
L’unica modalità che abbiamo avuto per strappare qualche vittoria dentro scuola è stata la lotta, che ci ha portati a piccoli risultati come lo spostamento dei banchi dallo spazio di “Piazza”, il porticato di fianco al campetto, e una pseudo normalizzazione della gestione da parte degli studenti di esso, conquistata dopo decine e decine di note disciplinari.
Alla luce di queste problematiche crediamo necessario analizzare la direzione che il sistema scolastico italiano sta assumendo attraverso un’analisi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e delle sue conseguenze sociali, economiche e politiche.
2.1 Analisi del PNRR
Di un totale di 750 miliardi mobilitati dalla Commissione Europea, all’Italia spetteranno 191,5 miliardi di cui 70 miliardi in sovvenzione a fondo perduto e 121 miliardi in prestito, da ripagare quindi successivamente mediante o la tassazione ordinaria che nel nostro Paese grava unicamente sui lavoratori e sui loro figli o attraverso politiche di austerity che, con molta probabilità, andranno a caratterizzare una fase successiva rispetto a quella espansiva attualmente in atto. Di conseguenza ciò che si evince è che, ancora una volta, l’unica soluzione del Governo per ripartire è aumentare il debito pubblico facendolo gravare su di noi.
Di questi fondi 19,44 miliardi sono stati stanziati per la ristrutturazione dell’offerta formativa, partendo dagli asili nido fino ad arrivare alle università.
In un sistema scolastico decadente, come il nostro, le problematiche che andrebbero risolte sono molte ma quello a cui l’esecutivo nazionale pensa, per il futuro della scuola, non è altro che l’implementazione di un modello di scuola sempre più subordinato alle necessità e agli interessi delle aziende, senza tutelare l’istruzione di noi studenti e le condizioni lavorative delle componenti scolastiche. Il Governo Draghi, infatti, sembra essere intenzionato a portare a compimento il processo di aziendalizzazione della scuola pubblica avviato attraverso l’entrata in atto della riforma della “Buona Scuola” introdotta dal Governo Renzi.
Viene confermata e per di più implementata l’importanza dell’Alternanza Scuola-Lavoro, ora definita PCTO, che secondo ciò che è scritto nel PNRR e dichiarato più volte dallo stesso Ministro Bianchi, assumerà nuova forma tramutandosi in “Integrazione Scuola-Lavoro” normalizzando, quindi, lo sfruttamento di migliaia di studenti sui luoghi di lavoro. Ciò, oltre ad avere conseguenze sul piano delle assunzioni e dei tagli al personale delle imprese derivanti dalla possibilità di poter usufruire di manodopera gratuitamente, porta anche ad una inevitabile svalutazione della funzione del lavoro stesso.
A conferma delle nostre affermazioni, il Governo Draghi intende implementare una non ben definita riforma degli istituti tecnici e professionali che ha come unico obiettivo quello di “allineare i curricola degli istituti tecnici e professionali alla domanda di competenze che proviene dal tessuto produttivo del Paese”.
[Fonte PNRR: pagina 184 Riforma 1.1: Riforma degli istituti tecnici e professionali]
È da leggere nella stessa direzione anche la volontà di potenziamento degli Istituti Tecnici Superiori (ITS), anch’essa definita nel PNRR che mira ad implementare il “modello Emilia-Romagna” attraverso la creazione di “network tra aziende, università e centri di ricerca tecnologia/scientifica, autorità locali e sistemi educativi/formativi” il cui obiettivo sarà quello di adottare un “consolidamento degli ITS nel sistema ordinamentale dell’istruzione terziaria professionalizzante, rafforzandone la presenza attiva nel tessuto imprenditoriale dei singoli territori”.
[Fonte PNRR pagina 184 Riforma 1.2: Riforma del sistema ITS e Investimento 1.5: Sviluppo del sistema di formazione professionale terziaria (ITS)]
La direzione che il sistema d’istruzione pubblica sta assumendo sembrerebbe volta unicamente a soddisfare le esigenze dei privati nella ristrutturazione economica in atto.
Edilizia scolastica
Come sappiamo benissimo, tra i problemi principali degli studenti vi è quello dell’edilizia scolastica. Nonostante ciò, tra i 19,44 miliardi citati sopra solo 3,90 miliardi sono riservati a risolvere questa problematica. Inoltre, questi già scarsi fondi, saranno principalmente dedicati alle riconversioni energetiche degli edifici, necessarie per ottenere un efficientamento energetico degli istituti ma non sufficienti a risolvere le reali e concrete necessità di noi studenti, quali una bonifica strutturale degli edifici nei quali svolgiamo la nostra quotidiana attività didattica. Le strutture scolastiche versano da decenni in uno stato di totale degrado che ha portato ad un accumularsi di problematiche che, data la mole di interventi da attuare in ogni singolo istituto, sono ad oggi difficilmente risolvibili, a meno di un concreto piano normativo che garantisca una strutturale manutenzione degli spazi e dei periodici accertamenti sulle condizioni delle infrastrutture. L’unica proposta di messa a norma degli edifici è assolutamente insufficiente, in quanto riservata solo ad una superficie complessiva di 2.400.000,00 mq, equivalenti ad un numero di 1269 edifici scolastici (prendendo come superficie di riferimento quella del liceo statale Virgilio di Roma) quando su 53.313 edifici scolastici, meno di uno su due dispone del certificato di agibilità (42,1%) e di collaudo statico (47,6%) (XX rapporto ecosistema scuola, Legambiente). Con questa analisi vogliamo portare ogni studente ad una presa di coscienza su ciò che realmente rappresentano i piani del PNRR per la scuola, che si mostrano come risolutori di tutti i nostri problemi ma che in realtà non intendono risolverli concretamente, come continueremo a dimostrare nei successivi punti.
[Fonte: PNRR – Missione 4, istruzione e ricerca. Pagine 179, 190]
Digitalizzazione
Ovviamente, per l’epoca in cui viviamo, riteniamo normale e necessario l’introduzione di nuove tecnologie e il conseguente ammodernamento del sistema scolastico un fattore positivo; tuttavia, gli ultimi due anni di didattica per via telematica hanno dimostrato che, la completa sostituzione della didattica in presenza a vantaggio di quella per via telematica ha avuto conseguenze più che dannose, sia in termini di peggioramento dell’apprendimento sia in termini di socialità perduta.
Abbiamo già parlato in questo documento delle conseguenze che la Didattica a Distanza, poi divenuta Didattica Digitale Integrata, ha avuto sulla qualità dell’apprendimento. Quello che crediamo necessario dopo questi due anni è quindi un modello di istruzione che si sleghi da queste misure emergenziali e che non le faccia diventare parte integrante della didattica, al contrario però, troviamo una grande attenzione non verso una scuola in presenza di qualità, ma verso una possibile reintegrazione sistematica della forma di didattica che abbiamo vissuto per due anni. L’argomento “digitalizzazione” viene inoltre affrontato nel PNRR con una ambiguità che non permette di comprendere realmente quali siano gli obiettivi in questo campo, sappiamo solo che ad ogni forma di implementazione strutturale della didattica per via telematica corrisponderà una nostra forte e marcata opposizione nelle modalità e forme che più riterremo necessarie.
[Fonte: PNNR – Missione 4, istruzione e ricerca. Pagine 179, 188]
Classismo
Nel PNRR la differenza tra scuole di serie A e scuole di serie B diventa sempre più evidente con un sistema di istruzione che mira sempre più ad una marcata specializzazione degli studenti basata su conoscenze finalizzate agli interessi delle singole aziende: le scuole superiori diventano così il luogo dove le aziende crescono i loro futuri lavoratori, che per via della specializzazione che si sviluppa con dei PCTO sempre più mirati ad una specifica formazione aziendale, dovranno accettare qualsiasi condizione contrattuale, al fine di avere un posto di lavoro assicurato.
Inoltre, non si spende nemmeno una parola sui diritti degli studenti durante i PCTO, studenti ora considerabili a tutti gli effetti lavoratori non retribuiti, che non hanno di fatto né tutele sul posto di lavoro né un monte ore definito, questo fenomeno si renderà sempre più palese soprattutto negli istituti tecnici e nei professionali, i quali saranno in primo piano interessati dalla riforma sopracitata.
Ciò non vuol dire che i Licei non saranno toccati, anzi: le condizioni di assenza di diritti nei PCTO e un modello di scuola sempre più vicino alle necessità delle aziende, e quindi non alle nostre, saranno parte integrante della vita scolastica di ciascun studente della nostra scuola, affossando ancora di più i nostri diritti.
Il classismo presente nel nostro sistema scolastico però non si ferma solo a questo: mantenendo l’autonomia scolastica, le scuole vedranno il loro finanziamento basarsi a seconda delle graduatorie, facendo sì che quelle migliori continuino a prendere buona parte dei fondi e quelle peggiori ricevano una parte minoritaria, aumentando così la già immensa disuguaglianza che c’è tra scuole del centro e scuole di periferia e facendo così innalzare, l’importante e già esistente, divario nell’offerta formativa dei singoli istituti.
[Fonte: PNRR – Missione 4, Pagina 184]
Altre considerazioni
Vogliamo, inoltre, criticare l’assenza, all’interno del PNRR, di una proposta volta a sopperire alla sistematica mancanza dell’organico (docenti e personale ATA) negli istituti di ogni ordine e grado e un miglioramento sostanziale delle condizioni contrattuali dei lavoratori della scuola. Secondo le statistiche pubblicate a settembre, nel Lazio la media di cattedre vacanti per singolo istituto varierebbe tra le due e le tre, ma in alcuni casi questo numero sale addirittura alla doppia cifra, come a Segni, dove “nel liceo e istituto tecnico Pier Luigi Nervi, l’indirizzo Scienze umane manca di quasi tutti i docenti. «Abbiamo solo i professori di religione, matematica ed educazione fisica – raccontano gli studenti -. Molti insegnanti devono fare supplenza in due classi contemporaneamente»”.
[Fonte: Corriere della sera, articolo di Diana Romersi, 15/09/2021
https://roma.corriere.it/notizie/cronaca/21_settembre_15/nel-lazio-mancano-2800-insegnanti-2891d914-15a5- 11ec-87fe-df13c0096efb.shtml]
Questa problematica è anche conseguenza di una sistematica assenza di docenti assegnati alle sottocommissioni di valutazione dei concorsi statali per le cattedre, come nel caso del concorso Stem A28, bloccato dopo la prova scritta proprio per questa ragione, come spiega Alessandro Tatarella della Flc Cgil. [Fonte: Metropolitan magazine, articolo di Asia Bolognesi, 24/09/2021 https://roma.metropolitanmagazine.it/cattedre-vuote-nel- lazio-organico-incompleto-per-moltissime-scuole/]
L’assenza di proposte che vertono su questa problematica denota un palese disinteresse riguardo una questione così rilevante per garantire un funzionale sistema di istruzione per gli attuali e i futuri membri della società, gravando così sulla pelle di ogni studente e docente.
Questa problematica porta inoltre alla formazione di classi sempre più numerose, vista anche la carenza generale di spazi adibiti ad attività didattiche, il tutto limita le possibilità di avere una didattica di qualità andando ad intaccare i rapporti tra docenti ed alunni peggiorando le condizioni lavorative dei professori e i processi di apprendimento degli studenti.
Problematiche interne
Consideriamo di fondamentale importanza criticare il ruolo che ad oggi, a causa delle varie riforme che negli anni si sono susseguite sul mondo della scuola e che abbiamo già ampiamente citato ed analizzato in precedenza, svolge la figura del dirigente scolastico. Troviamo che un’importante criticità all’interno del nostro istituto sia proprio il rapporto tra le varie componenti della scuola e la presidenza, la quale non è obbligata a considerare gli interessi e le necessità degli studenti come prioritari ma si limita a tutelare gli interessi economici della scuola e dei suoi investitori e a seguire ed attuare le direttive ministeriali e dell’esecutivo. Riteniamo che nel nostro istituto attualmente la figura della Preside possa essere associata a quella di una manager aziendale, i cui interessi vertono sullo svendere il nostro istituto nella maniera più positiva e irreale possibile e sul portare avanti il modello di scuola-azienda senza scendere a compromessi, né con noi né con i docenti.
In questi mesi abbiamo più volte provato ad aprire e a mantenere un dialogo con la Preside riguardo le questioni che riteniamo più rilevanti per il nostro benessere.
Tra queste abbiamo portato avanti:
• La necessità di fare un’assemblea di istituto per quanto più possibile in presenza, rispettando ovviamente tutte le normative anti-Covid vigenti. Per la prima assemblea d’istituto dell’anno abbiamo inizialmente proposto un piano per realizzarla in presenza, piano che è stato rifiutato senza troppe spiegazioni. Ne abbiamo, allora, ideato un altro più specifico che prendesse in considerazione gli spazi esterni utilizzabili e il numero di persone massime per tutelare la salute di tutti. Anche questo è stato liquidato dalla Preside con un documento dell’ingegnere Della Seta secondo il quale, in conseguenza alle normative sanitarie, l'assemblea non si sarebbe potuta svolgere seguendo quelle modalità. Il documento era però datato ad aprile 2021, periodo di zona rossa per Roma, il che è indicativo dell’inconsistenza delle scuse della presidenza, poiché le norme vigenti in aprile erano chiaramente più restrittive di quelle attuali; così ci è stato negato, per negligenza o per volontà, un diritto fondamentale degli studenti. Non è possibile né tantomeno accettabile che siano le studentesse e gli studenti del Liceo a dover realizzare ed organizzare un piano che consenta loro di potersi riunire in presenza quando sono previste e presenti, figure all’interno dell’istituto, che hanno maggiori competenze di ragazzi e ragazze spesso e volentieri neanche maggiorenni.
• La questione degli orari scaglionati. Infatti, vista l’assurdità dell’orario imposto dalla Prefettura, con orari di uscita troppo inoltrati nel pomeriggio nel caso del secondo turno, abbiamo proposto in Consiglio d’Istituto la possibilità di scambiare i due turni a metà dell’anno, con la risposta che se ne sarebbe riparlato successivamente. In seguito a questa proposta, la preside ha emanato una circolare senza aver consultato né gli studenti né il corpo docenti, secondo la quale i due gruppi (8:00-13:30 e 9:40-15:10) si sarebbero alternati quotidianamente. Tutto ciò ha creato dei grandi scompensi tra gli alunni della scuola, i quali si sono trovati obbligati a ripianificare i loro impegni extracurricolari causando non ben poche problematiche anche a livello psicologico; gli studenti si sono infatti trovati obbligati a dover vivere senza una regolare scansione oraria giornaliera.
• L’organizzazione della ricreazione. La mancata comunicazione da parte della Preside con gli studenti e con i docenti è stata nuovamente riscontrata nella questione del piano per l’intervallo. Dopo più di un anno di “ricreazione forzata” all’interno delle aule di ogni gruppo classe, abbiamo richiesto la possibilità di una ricreazione da poter passare negli ambienti esterni, in particolare nello spazio di “Piazza”, ovvero il porticato affianco al campetto. Questa possibilità ci è stata data, sì, dopo un periodo di agitazione e lotte da parte degli studenti. Riteniamo però che sia stato un “contentino” improvvisato. Quello della ricreazione è stato, infatti, un piano disorganizzato e non discusso con nessun’altra componente scolastica. Ci siamo opposti a queste disposizioni mobilitandoci quotidianamente con l’obiettivo di normalizzarne l’utilizzo e l’autogestione di quello che consideriamo prettamente un nostro spazio all’interno dell’istituto riuscendo a raggiungere i nostri scopi solamente attraverso una costante e incessante mobilitazione e decine di note disciplinari da parte dei professori.
Questo è stato ed è l’atteggiamento della presidenza, disposto ad accontentarci solo dopo una serie di proteste degli studenti. Anche contro questo tipo di presidenza abbiamo occupato.
Continuano le problematiche presenti dentro il nostro istituto avendo, infatti, classi su classi sovraffollate assistiamo ad un peggioramento della qualità della didattica e dell’apprendimento, un continuo pericolo dal punto di vista sanitario che rischia di rendere inefficace le conquiste della campagna vaccinale e l’impossibilità di avere un’aula autogestita dato che l’utilizzo di essa è adibito a classe.
Le classi pollaio però non sono l’unico dei problemi che viviamo: la condizione degli spazi è per noi uno dei punti più critici poiché svolgiamo le nostre attività scolastiche all’interno di un edificio ormai fatiscente. Negli ultimi tempi sono state rilevate in più parti della scuola e in più occasioni infiltrazioni di acqua, che riversandosi all’interno dei corridoi lascia i locali stessi in uno stato di potenziale pericolo per coloro i quali vi transitano e inoltre rappresenta una pericolosità da un punto di vista sanitario. Questo però è solo un esempio della decadenza edile presente all’interno del Morgagni. Negli anni ci sono stati sottratti vari spazi, tra cui il pistino di atletica adiacente all’edificio che riversa in uno stato pietoso da una decina di anni e che più volte noi studenti abbiamo provato a riqualificare attraverso iniziative e attività. Oltre a questo, da prima dello scoppio della pandemia ci è stato proibito l’utilizzo dell’aula magna poiché non dispone di un sistema di areazione adatto ed è considerata pericolante; è l’ennesima struttura che potrebbe essere un fiore all’occhiello del nostro istituto che non viene minimamente curata da chi di dovere. Molti altri spazi di scuola non sono agibili, come lo spazio di Piazza Vecchia (porticato sotto l’aula magna), a causa della carenza di fondi da destinare all’edilizia scolastica.
Stiamo portando avanti questa protesta per poterci riappropriare – in sicurezza – di queste parti dell’istituto che molti di noi non hanno neanche mai visto, aprendo alla possibilità di utilizzarli anche in attività formative svolte in orario pomeridiano. Anche per riavere i nostri spazi abbiamo occupato.
Conclusioni e rivendicazioni
Dopo aver esposto le motivazioni della nostra occupazione rispetto a quello che è il sistema scolastico italiano e a come esso si ripercuota all’interno del nostro istituto vogliamo definire gli obiettivi a cui puntiamo con questo atto di protesta.
Con quest'occupazione vogliamo ottenere:
• Un tavolo permanente con la Prefettura sulla questione degli orari scaglionati, perché, come da svariati anni, tocca agli studenti autotutelare i propri interessi e le proprie esigenze. Gli scaglionamenti orari sono un’aberrazione, frutto di una gestione malata della scuola da parte delle istituzioni cieche di fronte alle istanze portate dal movimento studentesco.
• Un tavolo permanente con la provincia di Roma e l’USR per ottenere i fondi da destinare all’edilizia del nostro e degli altri istituti.
• Una commissione paritetica per i diritti degli studenti nei PCTO e la possibilità di proporre dei percorsi di alternanza utili al nostro al nostro curriculum didattico.
• Una commissione paritetica sull’edilizia scolastica all’interno del nostro istituto per verificare, monitorare e proporre gli interventi sulle infrastrutture del Morgagni.
• Una commissione paritetica sull’offerta formativa che ci permetta di presentare proposte utili alla realizzazione di sempre migliori percorsi didattici e di apprendimento.
• Una commissione paritetica sulle questioni della parità di genere e di tutela nei confronti della comunità studentesca affinché all’interno del Morgagni si crei una maggiore consapevolezza sulla questione di genere e un ambiente favorevole per l’interezza della comunità studentesca in tutte le sue sfaccettature.
Appello finale
In un momento di attacco generale ai diritti degli studenti, docenti e personale ATA, di una trasformazione della scuola che tutela come ultima cosa i nostri interessi crediamo necessario non solo portare avanti la nostra lotta, ma generalizzare la partecipazione degli studenti e, speranzosi, anche di tutti i lavoratori della scuola.
Crediamo che per poter attuare un cambio sostanziale sia necessaria l’unità di lotta tra studenti e lavoratori, in particolare della scuola, e bisogni rilanciare quanto più possibile la mobilitazione contro questo sistema scolastico, perché da soli possiamo vincere la battaglia ma non la guerra.
Invitiamo chiunque si riveda in ciò che è stato esposto in questo documento a ricondividerlo e a farlo proprio per sostenere la nostra protesta e allargare la nostra lotta.
Se non siamo noi studenti in primis ad occuparci della nostra scuola, non lo farà nessun altro.
Roma, 23/11/2021
OCCUPATEVI DELLE VOSTRE SCUOLE.
Assemblea degli occupanti del Liceo Scientifico Statale Morgag
Corriere Roma: le ultime news dal Lazio Le ultime news dalla città di Roma e dal Lazio in tempo reale: cronaca, sport, politica ed economia. Rimani aggiornato con le notizie di Corriere.it

Il sorpasso interfile delle moto.
Il sorpasso interfile delle moto è una pratica tanto diffusa quanto pericolosa e, soprattutto, illegale.
La carreggiata è divisa in corsie ed i motocicli non hanno il diritto di passare tra una corsia e l'altra o, peggio, tra la corsia di destra e le auto parcheggiate.
Spesso è capitato che un automobilista, dopo aver parcheggiato, abbia atteso che le vetture in fila alla sua sinistra si fermassero, per poi scendere dalla vettura.
Proprio in quel momento ecco sopraggiungere lo scooter o la moto che si insinua tra le corsie e si prende la sportellata.
Bene, in quel caso, chi avrebbe ragione è l'automobilista perchè la moto non avrebbe dovuto infilarsi tra le vetture parcheggiate e quelle ferme al semaforo.
Dico dovrebbe perchè, per il povero automobilista, sarà molto difficile dimostrare che le vetture erano ferme e che il motociclista l'ha colpito attuando una manovra indebita.
Dunque, anche stavolta, siate educati. Se proprio non potete fare a meno di passare tra le corsie, fatelo con prudenza e solo sulle corsie esterne, non vicino a quelle parcheggiate.
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Il futuro si costruisce oggi. A piccoli passi.
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Liceo Linguistico e Scientifico Paritario Internazionale 🇮🇹 🇬🇧
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L’Aristofane valorizza l’autonomia della ragione e della ricerca; assume come suo fine essenzial
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L'ITIS "Galileo Galilei" è un istituto di antica tradizione, situato nel quartiere Esquilino, in Vi