Il gioco simbolico..Giocare a “essere un altro” aiuta il bambino a comprendere un punto di vista diverso dal proprio. Attraverso la finzione, il bambino racconta sé stesso e il mondo dei grandi che lo circonda.
Il Nido di Casterno
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In una casa immersa in un grande giardino arricchito di alberi, piante da frutto e fiori, abbiamo pe
Normali funzionamento

Grande festa per i bambini che spiccano il volo!
Le mani esperte di un falegname e artista, modella e scolpisce un tronco di castagno; prende vita un nuovo gioco per i bambini. I bambini esercitano la mente, producendo azioni, osservandone l' effetto, sperimentando e inventando.

Cucinare con i bambini è un'attività di vita pratica che ha una grandissima valenza educativa.
L' 'esplorazione degli alimenti coinvolge tutti i sensi, permettendo al bambino una sperimentazione a 360° toccando, annusando, assaggiando, distinguendo colori e forme, sperimentando attrezzi diversi, imparando la stagionalità e provando la grande soddisfazione del "l'ho fatto io".

IL LAVORO MANUALE È UN' ATTIVITÀ FORMATIVA.
Come uomini ci esprimiamo in tre grandi ambiti fondamentali con i quali possiamo operare nel mondo.
Il pensare, il sentire, il fare.
E guai quando una di queste tre facoltà dorme o soffre!
Il " fare" contribuisce alla realizzazione della completezza dell’uomo. Che cosa può fare un uomo che tutto sa e nulla sa fare?
Rudolf Steiner diceva:
“Come si può pretendere di sapere qualche cosa sui grandi misteri del mondo se all’occorrenza non si riesce a rammendarsi le calze o a farsi un paio di scarpe? Un bravo filosofo sa anche attaccarsi un bottone…”.

"Una prova della correttezza della procedura educativa è la felicità del bambino" Maria Montessoria

Nella pratica educativa Outdoor si privilegiano tempi di ascolto e comunicazione attraverso il gioco all' aria aperta. L' outdoor education stimola lo sviluppo completo della persona, le sue competenze motorie, prassiche, comunicative ed espressive, stimola il pensiero divergente, il problem solving ciò aiuta il bambino a trovare soluzioni originali e diverse ai problemi. Il bambino all' aria aperta sviluppa la sua personalitá, la sua sicurezza, la sua autonomia.

Siamo andati a cercare l' autunno!Lo abbiamo trovato nascosto sotto un tappeto di foglie colorate, tra i rami dei nostri alberi e piante che ci hanno donato frutti curiosi dei piú bei colori con all' interno sorprese inattese, sapori dolci ma anche aspri : cachi, melograni, uva e prugne e castagne.

l'autonomia non può essere insegnata: essa può solo essere accompagnata dall'adulto attraverso fiducia, libertà di movimento, sicurezza affettiva, uno spazio sicuro, un abbigliamento appropriato, e tempo lento (la maggior parte delle volte).

Servirebbe l’ora di educazione.
Educazione musicale? Artistica? Tecnica?
No, no, proprio l’ora di educazione.
Dire buongiorno. Dire grazie. Dire permesso. Quella roba lì.
Poi l’ora di ascolto.
In pratica: insegnare ai ragazzi ad ascoltare quando qualcuno gli parla. Fra gli adulti è un’attività che va meno di moda dei giubbotti a chiodo e delle spalline nelle giacche.
Poi, beh, anche l’ora di domande.
Quella: fondamentale. Anche più di una a settimana.
A quell’età fai tante cose (i maschietti non ne parliamo), ma soprattutto: ti fai domande.
Avere uno spazio in cui puoi farne quante ne vuoi, su tutto quello che vuoi, e qualcuno che ti dà delle risposte, o che se non ne ha ti dà una mano a trovarle: io, a 15 anni, l’avrei voluto un sacco.
L’ora di cazzeggio. Imprescindibile anche l’ora di cazzeggio.
Per un’ora sei libero: di ascoltare la musica che ti piace, o di disegnare, o di aprire un gioco in scatola, o di scrivere un racconto.
Sai che bene che lavori, quando tornano in classe.
L’ora di “mani”.
Per un’ora si fanno solo cose con le mani. Che siano anche solo aeroplani di carta, o trafori col legno, o candele: basta che sia con le mani.
Voi non avete idea di quante cose non sappiano più fare con le mani.
Certo, anche l’ora di pulizie.
Sì la so la storia dei bimbi giapponesi e tutto il resto. Ma il fatto è che – qualsiasi vostro amico insegnante ve lo confermerà – le classi alla fine delle lezioni sono degli autentici cessi. Se dici loro “Embé?”, poi, c’è sempre quello che sottovoce ti dice: “Eh, ci sono le bidelle, sono pagate per pulire!”.
Un’ora a settimana a capire cosa si prova. E poi vedi come brillano le classi, all’ultima ora.
E infine, infine, quella che mi piacerebbe di più: l’ora di idee.
Ci si mette lì intorno al tavolo e si cerca di ti**re fuori idee. E poi le si realizza.
Idee pratiche, concrete, cose che si possano fare davvero.
Per aiutare qualcuno in difficoltà.
Per migliorare il posto dove vivono, o la scuola, o se capita, di straforo tipo, boh: il mondo.
Enrico Galiano

Le nostre giornate

Il gioco stimola la memoria, il linguaggio, l’attenzione, la concentrazione, favorisce lo sviluppo di schemi percettivi e la capacità di confrontarsi e relazionarsi; ne consegue che una scarsa attività ludica può comportare nel bambino gravi carenze dal punto di vista cognitivo.

Le relazioni sociali con i pari negli asili nido hanno un impatto a lungo termine sullo sviluppo dei bambini.
Ad esempio, bambini piccoli (12-36 mesi) che erano capaci di giochi complessi con i coetanei, erano in seguito più competenti nel trattare con gli altri bambini, almeno fino ai nove anni (Ladd, Troop-Gordon 2003)
Avere amici nella primissima infanzia sembra proteggere i bambini contro lo sviluppo di problemi psicologici più tardi durante l'infanzia e, complessivamente, sembra migliorare il successo sociale e scolastico nei periodi successivi.

AMBIENTAMENTO AL NIDO L’ambientamento è un evento di transizione, emotivamente complesso, un evento straordinario, inteso nel suo significato etimologico di fuori dall’ordinario. È il periodo necessario affinché bambini, genitori ed educatori si integrino nel contesto comunicativo-relazionale che si realizza con il loro incontro nel servizio Nido
Anche il genitore vive forti emozioni, da un lato è chiamato a sostenere e accompagnare il figlio nel percorso di ambientamento/scoperta nel/del nuovo sistema, dall’altro, si trova a dover affrontare e gestire i propri vissuti di genitore e le domande, i dubbi, le perplessità ed i sensi di colpa

“Durante tutta l’età dell’infanzia è molto importante privilegiare le opportunità rispetto alla prospettiva di condurre rapidamente i bambini verso i risultati. Questo sarà poi il compito della scuola, ma anche la scuola potrà funzionare meglio se nei primi anni di vita l’educazione non sarà stata guidata dall’ansia di far fare ai bambini la stessa cosa nello stesso modo e nello stesso tempo, ma sarà invece stata capace di valorizzare le potenzialità che ogni bambino individualmente può mettere in gioco in modo attivo, costruttivo e creativo nei percorsi della propria crescita e del proprio sviluppo.” (cit. Aldo Fortunati e Gloria Tognetti)
In "I bambini e la rivoluzione della diversità" a cura di A. Fortunati e B. Pagni, 2018.

Articolo molto importante
Per essere ADULTI CONSAPEVOLI.
Il “Rumore” profondo di una sculacciata.
Tratto dalla PF “Infanzia e neuroscienze”.
“QUALCHE SCULACCIATA FA SOLO BENE!”… vediamo cosa succede a livello cerebrale.
Alberto ha quasi tre anni. Sta giocando con il suo bambolotto preferito, sua sorella Giorgia 16 mesi che lo osservava da qualche minuto si avvicina e glielo prende dalle mani. Lui arrabbiatissimo urla, la spinge, lei cade e scoppia in un pianto inconsolabile.
‘Adesso le prendi’ grida la mamma, prendendolo per un braccio.
‘Vedi come ti passa la voglia di trattare così tua sorella, non ti azzardare più a farlo ! Una bella sculacciata non te la leva nessuno, mi sono proprio stufata di te e delle tue reazioni, se non lo capisci con le buone maniere allora passiamo alle maniere forti !’
Alberto si dimena e scoppia in un pianto inconsolabile. La mamma esce dalla stanza dicendo ‘guai a te se ti sento piangere, le riprendi ancora’.
Come molti di voi sapranno, i bambini apprendono per imitazione (neuroni specchio) e imitano i comportamenti degli adulti che li circondano. Quando gli adulti sono rigidi, rifiutando di ascoltare il bambino, di accogliere le sue emozioni, le frustrazioni i suoi pianti, gridando su di lui rimproverandolo continuamente, usando parole umilianti, picchiandolo e sminuendolo, il bambino tenderà a fare lo stesso con gli altri.
Il paradosso è che questi stessi adulti il più delle volte pretendono che il figlio non gridi, non picchi e si comporti bene.
Il bambino, confuso non può far altro che chiedersi :’ Ma come, gli adulti possono gridare per farsi ascoltare, possono sculacciarmi quando faccio una cosa che non li piace e io non posso spingere Giorgia quando fa una cosa che mi infastidisce ? Perchè ? Cosa devo fare ?’
Analizziamo la situazione : cosa succede a livello cerebrale ?
Grazie alle nuove tecniche di imaging cerebrale, si riesce a comprendere sempre più il funzionamento complesso del cervello umano in situazioni relazionali.
Il cervello partecipa interamente alle relazioni umane ma certe regioni sono più implicate di altre nella vita relazionale.
Una di queste è la famosa corteccia prefrontale situata nella parte anteriore del lobo frontale. Vi ricordate ? Ne avevamo parlato nei precedenti articoli (https://infanziaeneuroscienze.com/2019/07/21/perche-le-crisi-emozionali-nei-bambini-sono-normali/) quella parte del cervello immatura nel bambino. Il centro esecutivo, il centro delle decisioni, delle pianificazioni, sede del linguaggio, ragionamento, memoria.
Qeusta zona del cervello, ci da il potere di reprimere le nostre pulsioni di fronte ad una situazione relazionale difficile (Alberto che spinge sua sorella, non avendo ancora maturato questa parte del cervello non ha saputo reprime il suo istinto aggressivo). Fonte di numerose emozioni, ci aiuta a riflettere ed esaminare la situazione da un altro punto di vista.
Quando l’adulto è in preda alla rabbia all’ansia alla paura alla frustrazione o alla gelosia, può controllarsi e non diventare aggressivo, gestendo la propria pulsione. Riesce a prendere il tempo di riflettere alla situazione, capire cosa sta succedendo cosa ha fatto scattare quelle intense emozioni ecc.
E qui arriva il bello.
Cosa succede ad Alberto che cresce in un ambiente di ricatti, sculacciate e minacce ?
La violenza, i ricatti le umiliazioni impediscono alla corteccia prefrotale di formarsi correttamente. Il bambino e poi l’adulto che diventerà, sarà incapace di regolarizzare le proprie emozioni, avrà difficoltà importanti sul piano affettivo, non riuscirà a provare empatia. Il suo senso morale, le sue capacità di prendere decisioni saranno alterate.
Grazie alle immagine della risonanza magnetica sul cervello di adulti con indole aggressiva, si è potuto vedere che c’è un’attività molto debole a livello della loro corteccia prefrontale. Come si osserva anche nei bambini dove quest’ultima è ancora immatura (il bambino solo verso i 5/6 anni circa comincia piano piano a controllare le proprie emozioni, ricordo comunque che la completa maturazione avviene molto tardi, agli inizi dell’età adulta).
Certi adulti violenti sono come i bambini, non riescono a controllarsi, sono sommersi dalla rabbia dall’aggressività sempre sulle difensive non riescono a gestire i loro stati emozionali.
Le cause di questo cattivo sviluppo possono essere molteplici. Una di queste è la violenza che in genere queste persone hanno subito nella loro infanzia.
Bruce Perry, capo del reparto di psichiatria al Children’s Hospital in Texas, ha ben pensato di mettere a confronto una risonanza magnetica di due bambini di tre anni. Il primo è un bambino che subisce violenza psicologica e fisica tra cui ricatti, umiliazioni, punizioni verbali e fisiche ecc. Il secondo invece un bambino che ha un ottimo ambiente familiare senza niente di quello citato nel primo caso.
Dall’immagine delle due risonanze magnetiche messe a confronto si vede chiaramente che il cervello del bambino con un buon equilibrio educativo in famiglia, è più strutturato e molto più grande, invece nel bambino che subisce violenze verbali e maltrattamenti emotivi, è significamente meno strutturato.
Ma vediamo più nel dettaglio il perchè di queste differenze.
Nella sede della corteccia prefrontale, due regioni giocano un ruolo maggiore nella nostra vita affettiva e relazionale :
la corteccia orbitofrontale e la corteccia cingolata anteriore.
In questo articolo ci concentreremo sulla corteccia orbitofrontale. Legata al centro emozionale del cervello, è situatanella parte frontale, appena sopra le orbite, è capitale per la nostra vita sociale, gioca un ruolo primordiale nella nostra capacità di affezione, di empatia, nella regolazione delle nostre emozioni e anche nello sviluppo del nostro senso morale e della nostra attitudine a prendere delle decisioni. Tutte facoltà che partecipano alla relazione con gli altri.
La corteccia orbitofrontale ci permette di avere empatia, capire le emozioni e i sentimenti altrui e di provare compassione.
In una persona dove questa parte del cervello è lesionata, si notano dei grandi disturbi a gestire e regolare le proprie emozioni, significative alterazioni dell’umore e difficoltà a gestire la vita sociale. Si trova in un vortice vizioso, non sa prendere decisioni giuste per lei come scegliere il lavoro giusto, il posto in cui vivere, la vita di coppia ecc. Sarà incapace ad integrarsi nella società e di anticipare i bisogni e le reazioni degli altri. Perde la nozione del senso morale.
Allan Schore, uno dei pilastri fondatori delle neuroscienze affettive e sociali, è stato uno dei primi a dimostrare che lo sviluppo della corteccia orbitofrontale dipende dalle esperienze vissute dal bambino : ‘ se i genitori offrono l’ascolto e la sicurezza psicologica e fisica necessaria al bambino, la corteccia orbitofrontale verrà nutrito correttamente. Se invece, si dimostrano indifferenti, violenti a livello verbale o/e fisico, la crescita della corteccia orbitofrontale si infossa. Delle buone relazioni umane, dipendono da questi circuiti neuronali.’
Un altro studio recente, confronta due gruppi di bambini di 14 anni. Il primo gruppo è composto da 31 bambini che subiscono violenze fisiche, il secondo gruppo di 41 bambini a cui non veniva fatta alcun tipo di violenza. Anche in questo caso, si è dimostrato che quando il bambino subisce delle violenze fisiche, la sua crteccia orbitofrontale presenta delle alterazioni importanti, diminuisce il suo volume e il bambino non ha uno sviluppo emozionale e sociale normale.
Tutti questi studi ci portano a riflettere sull’ambiente che circonda il bambino e sugli approci educativi di molti genitori.
Ma per quale motivo è così difficle sradicare queste cattive abitudine ?
L’adulto resta marcato molto profondamente dalla sua infanzia, dalla sua storia familiare. Questa incide sulla sua visione di educazione nei confrotni dei bambini, sulla sua relazione con loro e sul suo modo di educare.
Delle volte gli adulti si comportano con automatismo, senza avere la minima idea alle conseguenze di quell’atto. Riproducono quello che hanno subito loro stessi durante la loro infanzia. Molti di loro, non riescono proprio a mettere in discussione e a criticare il modo in cui sono stati educati anche se questo approcio li ha fatti soffrire. Al contrario, giustificano l’atto parentale dicendo : ‘I miei genitori hanno fatto bene a darmele di santa ragione ! Non lasciavano passare niente, appena facevo una cosa che non andava, una bella sculacciata non me la levava nessuno. Me lo ricordo ancora bene ! Facevano bene, le meritavo ! E come vedete sono ancora vivo ! Con mio figlio uguale, sa bene cosa succede quando disubbidisce e non si comporta bene !’
Capita anche che dei genitori invece utilizzino il rapporto di forza perchè si sentono impotenti : ‘Non so più cosa fare con lui, non ascolta, fa quello che vuole, io sono esaurita ! Sono obbligata ad agire così quando non mi ascolta. Voglio che impari a rispettarmi !’
Ricapitolando, cosa succede quando sculacciaamo nostro figlio ? O quando lo minacciamo, ricatiamo, umiliamo e lo puniamo ?
Impediremo alla sua corteccia frontale e orbitofrontale di sviluppasrsi in maniera corretta.
E quindi ?
Quindi vosdtro figlio, in età adulta avrà principalmente problemi a gestire le proprie emozioni, la propria rabbia, a reprimere stati d’animo intensi. Quindi in parole povere, sarà un adulto insicuro con indole violenta che alla prima difficoltà emotiva sarà sommerso da attacchi di ansia, e avrà bisogno di riversare questo fuoco interiore per lui ingestibile su se stesso o sugli altri con violenza fisica e/o verbale.
Qual è l’approcio giusto e come fa un adulto a cambiare modo di fare ?
- Il primo passo come in tutto è volere il cambiamento, voler adottare un approcio educativo diverso con i propri figli/nipoti e in caso fare un percorso psicologico individuale per riuscire a sostiturire e sradicare certi comportamenti incontrollati tendenzialmente violenti.
- Dare il buon esempio eliminando tutti i tipi di violenza verbale e fisica e trovando alternative civili per comunicare con i propri figli. Un buon percorso sarebbe di leggere e informarsi sulla disciplina dolce, modalità di educazione in cui vengono accolti e assecondati i bisogni dei bambini. Una giusta via tra l’educazione autoritaria e quella lassista.
- Superare tutte quelle concezioni culturali che descrivono il bambino come un essere da “indirizzare”, tendenzialmente “prepotente e capriccioso” , che deve capire “chi comanda” ed entrare nell’ottica che non fa determinate cose per farci un dispetto ma perchè ha un cervello in via di formazione.
- Tenere bene a mente che ogni volta che un bambino si trova ad osservare un adulto, un fratello, un parente, un amico a superare un conflitto emozionale in maniera calma e giusta, i circuiti dellla sua corteccia prefrontale registrano la ‘scena’ e si rinforzano. Progressivamente questi circuiti incaricati di regolare gli impulsi emozionali, diventano più efficaci e funzionali, grazie al buon esempio.
Cambiare il proprio modo di fare, mettersi in discussione, trovare alternative e rimettersi in gioco richiede impegno e sacrificio. Parlo per esperienza diretta. Un lavoro costante che costa molte energie ma che alla lunga, porta solo benifici sia per noi che per loro.
Fonti:
Gueguen C. ‘ Pour une enfance heureuse’, Paris, édition Robert Laffont, 2014
Coccaro E. F. et al. (2011), ‘Corticolimbic function in impulsive aggressive behavior’, Biological Psychiatry, june 15
Hanson J. et al. (2010), ‘Early stress is associated with alterations in the orbitofrontal cortex: A tensor-based morphometry investigation of brain structure and behavioral risk’, Journal of Neuroscience, 30
Brain imaging shows kids’ PTSD symptoms linked to poor hippocampus function in Stanford/Packard study

L' acqua... diverte, rilassa, coinvolge tutta la corporeità e i cinque sensi, stimola la concentrazione e promuove la ricerca

Il bambino apprende dal mondo che lo circonda, piú l'ambiente è stimolante e attraente, piú il bambino fará esperienze di vita positive. Facedo eperienze di vita reali stimolanti, il bambino svilupperá la sua autostima e personalitá.

L' attivitá creativa è un' esperienza in cui il bambino è libero di esprimersi, di esplorare e di provare sensazioni nuove. Lo scopo finale delle attivitá creative al nido, non è la realizzazione di un prodotto finale ( lavoretto) ma l' esperienza in sè con tutte le sensazioni tattili, emozionali.

Le educatrici e gli educatori lavorano per renderere il mondo un posto migliore. Educano le future generazioni, infondendo il senso di cittadinanza terrestre, quella che ci vede tutti cittadini dello stesso pianeta, quella che ci rende appartenenti ad un’unica sola e grande razza, quella umana. L’umanità si può imparare, si può vivere nella quotidianità, si può insegnare attraverso un’educazione attenta all’affettività, alle emozioni, all’empatia, al confronto, alla comprensione.
Il coltello taglia, la grattugia graffia, la forchetta punge, le forbici hanno lame taglienti, il vetro è frangibile, con la matita ci si acceca. Questi non sono buoni motivi per non far usare questi utensili a un bambino. Un coltello che non taglia o un piatto di plastica non insegnano al bambino a essere prudente, anzi, gli mostrano che anche se li usa impropriamente non succede nulla. Il piccolo deve invece imparare a essere attento e prudente, abile a maneggiare oggetti potenzialmente pericolosi, usando oggetti veri e funzionali.Maria Montessori ci insegna che non bisogna dare a un bambino un bicchiere di plastica o una grattugia finta. È vero che questi oggetti devono essere piccoli e adatti alle loro mani, ma in nient’altro devono differire da quelli progettati per gli adulti.

È ancora diffusa l’idea che gli uomini abbiano difficoltà a lavorare nei servizi per la prima infanzia, perché nella loro storia non c’è dimestichezza con il mondo della cura.
Occorre prima di tutto rifuggire dalle generalizzazioni, perché rischiamo così di dimenticarci delle persone, degli individui, portatori di una storia. Anche gli uomini sono stati bambini, nel loro corpo è inscritta una memoria di un tempo e di uno spazio di cura, da cui si può ripescare e trovare alimento per potersi avvicinare al mondo dell’infanzia, certamente anche attraverso un impegnativo lavoro su di sé.

Metodo Montessori e ruolo dell' educatore. L' educatore deve essere una presenza incoraggiante ma mai invadente.Deve aiutare il bambino ad acquisire competenze rispettando i suoi tempi. Deve rispettare gli errori che il bambino potrebbe fare dandogli il tempo di autocorreggersi.

Caccia alle uova!

L’essere umano è formato da un corpo fisico, da un’anima (pensiero, sentimento, volontà) e da una parte spirituale, che è l’essenza, il nucleo di un individuo. Anche la vita interiore quindi, fatta di pensieri, di sentimenti, di volontà che porta all’azione, deve essere nutrita,
L' educatore deve occuparsi dello spirito del bambino, non solo del suo intelletto. In molte scuole tradizionali l’unica finalità degli insegnanti è farcire la testa dei bambini di contenuti intellettuali. L' azione educativa deve rivolgersi al bambino nella sua interezza e lo scopo è di educarlo come persona.
L’insegnamento non deve essere dogmatico, non deve fornire nozioni chiuse, finite, certe, imposte. Si educano i bambini alla creatività, ad avere larghezza di vedute, al pensiero dinamico, creativo.

Il bambino apprende dal mondo che lo circonda, piú l'ambiente è stimolante e attraente, piú il bambino fará esperienze di vita positive. Facedo eperienze di vita reali stimolanti, il bambino svilupperá la sua autostima e personalitá.

Lo spazio parla ai bambini ed è ai bisogni dei bambini che gli spazi devono corrispondere: luoghi ricchi di opportunità, che offrano materiali e occasioni in grado di stimolare l’agire dei bambini, luoghi caratterizzati, diversificati e leggibili che trasmettano il senso dell’accoglienza e del benessere.


Ha riaperto il nostro ristorante!

Il Covid ci allontana a volte dalla scuola, dal lavoro, dai colleghi, dagli amici. Mi chiedo, quanti adulti, dopo un periodo di assenza,abbiano ricevuto, sul posto di lavoro, accoglienza e parole gentili, di solidarietà, dalle persone vicine. Qui sotto, l' accoglienza di un bambino dopo un periodo di allontanamento. Abbiamo tanto da imparare dai bambini

Il metodo Montessori. L'uso dei vassoi nasce da un pensiero pedagogico: il bambino è stimolato a fare da sè (l'adulto aiuta il bambino a raggiungere l'autonomia); evita le distrazioni ( ogni vassoio contiene una sola attività); sono belli ed è la bellezza e l'armonia in tutte le loro forme ad ispirare l'uomo; predispongono un'ambiente di lavoro ordinato ( area pratica, sensoriale, linguaggio); invitano al riordino.

Il metodo Montessori. L'uso dei vassoi nasce da un pensiero pedagogico: il bambino è stimolato a fare da sè (l'adulto aiuta il bambino a raggiungere l'autonomia); evita le distrazioni ( ogni vassoio contiene una sola attività); sono belli ed è la bellezza e l'armonia in tutte le loro forme ad ispirare l'uomo; predispongono un'ambiente di lavoro ordinato ( area pratica, sensoriale, linguaggio); invitano al riordino.

Il pensiero divergente è l'abilità di trovare molte soluzioni ad un problema, spesso originali e per nulla scontate. Coltivare il pensiero divergente significa favorire la creativitá dei bambini
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"Piccoli Esploratori" è un asilo nido che accoglie bambini dai 3 ai 36 mesi, aperto dal lunedì al
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