
“Sulla manovra autonomia alla prova”
di Ivana Barbacci CISL SCUOLA
Sulla legge di bilancio emerge ogni volta, e quest’anno più del solito, il profilo diverso che caratterizza il modo di stare in campo delle maggiori organizzazioni sindacali. Una diversità che ha radici profonde, legate sostanzialmente alle ragioni che determinarono, oltre settant’anni fa, il venir meno dell’esperienza unitaria sancita dal Patto di Roma del 1944, con la formazione di un unico sindacato, espressione dei partiti antifascisti. La rottura dell’unità sindacale, legata all’inasprirsi del clima politico nel periodo che precedette e seguì le elezioni del 1948, portò alla nascita, nel 1950, della CISL e della UIL, indisponibili a seguire una linea di collateralismo sistematico col Partito Comunista, di cui la CGIL era considerata – per usare un’espressione di derivazione leninista - la “cinghia di trasmissione”.
Un piccolo tuffo nella storia, ben sapendo come e quanto siano cambiati da allora il mondo e la politica, può aiutarci a capire meglio le vicende dell’oggi, caratterizzate dal diverso comportamento delle organizzazioni sindacali rispetto alla manovra economico finanziaria messa a punto per il 2025 dal Governo e il cui percorso di discussione in Parlamento, che dovrà concludersi entro il 31 dicembre, si è da poco avviato alla Camera.
Se per la CGIL (ma anche per la UIL) il giudizio è in sostanza una bocciatura senza appello, tanto che è di poche ore fa la proclamazione dello sciopero generale, la CISL ha espresso una valutazione più articolata, basata sui contenuti del disegno di legge oggi all’esame delle Camere, individuando criticità e punti di dissenso, la cui modifica nel percorso di approvazione diventa l’obiettivo su cui puntare, attivando pressioni nei confronti del Governo, delle forze politiche e dei gruppi parlamentari; ma evidenziando anche gli aspetti sui quali si possono considerare accolte rivendicazioni che la nostra organizzazione (e in molti casi si tratta di richieste condivise anche dalle altre sigle) ha posto più volte e da tempo nelle interlocuzioni col governo. Non tenerle in considerazione, magari per enfatizzare un giudizio negativo su cui far leva in vista dello sciopero, significa non riconoscere nel modo giusto la capacità del sindacato di ottenere risultati, e di riuscirci – volendo assumere una logica che per la verità non ci appartiene - anche quando il contesto politico potrebbe essere considerato meno favorevole.
Vale per il taglio del cuneo fiscale e contributivo, reso strutturale ed esteso fino ai 40.000 euro di reddito. Insieme all’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, anch’esso reso strutturale, la misura rappresenta una forma concreta di tutela delle retribuzioni, a partire da quelle più basse. Un dato che non vi è alcuna ragione di mettere in ombra, trattandosi, per chi lo rivendicava, di un buon risultato.
Viene incontro a richieste del sindacato anche la conferma, per un triennio, della defiscalizzazione sui salari di produttività e dei fringe benefit, misura che incide prevalentemente sul privato ma che delinea, anche per il lavoro pubblico, prospettive da prendere in attenta considerazione nel prossimo rinnovo contrattuale.
Soddisfano richieste sindacali anche alcuni provvedimenti a sostegno della famiglia, in materia di detrazioni fiscali e congedi parentali, o la rivalutazione delle pensioni legata all’inflazione, il rifinanziamento dell’APE sociale, la proroga di quota 103 e opzione donna.
Tra i punti di dissenso, ripresi in un volantino che riporta in sintesi le valutazioni emerse dall’Esecutivo Confederale della CISL nei giorni scorsi, ci sono in particolare le disposizioni in materia di organici del personale docente e ATA. Al riguardo, in attesa che siano sciolte alcune ambiguità nella formulazione del testo di legge (per capire se il taglio sia da riferirsi al numero delle possibili assunzioni o se si tratti di una vera e propria riduzione dei posti in organico), la posizione della CISL è molto netta e chiara: ridurre gli organici è una scelta inaccettabile, si agisca piuttosto per ridurre l’affollamento delle classi, rafforzare la presenza della scuola nelle aree più problematiche, sostenere il lavoro sempre più complesso delle segreterie scolastiche.
Potrei continuare ma rimando, per un approfondimento sui contenuti della manovra e delle valutazioni date come CISL, al volantino dell’esecutivo e alle prese di posizione che certamente non mancheranno, da qui in avanti, per fare il punto su ciò che la nostra iniziativa riuscirà a produrre, sostenuta anche da un coinvolgimento delle lavoratrici e dei lavoratori che chiameremo, se necessario, a far sentire la propria voce, con modalità che non siano per loro inutilmente onerose.
Torno alle osservazioni che facevo in apertura di queste note, richiamando la necessità che l’azione sindacale, pena una rilevante perdita di senso e di efficacia, mantenga sempre un profilo di autonomia e distinzione rispetto alle dinamiche della politica. Una politica che agisce con modalità, tempi e scadenze del tutto differenti da quelle dell’azione sindacale. Autonomia da chi legittimamente governa, autonomia da chi altrettanto legittimamente svolge un ruolo di opposizione. Una distinzione che non significa indifferenza ai contenuti delle diverse proposte, ma che esclude sia ogni forma di subalternità, sia ogni pretesa di mescolarsi, sovrapporsi o addirittura intestarsi di fatto la guida di uno schieramento politico.
Come CISL, siamo convinti che sia proprio l’autonomia del sindacato ad accrescerne il peso e l’autorevolezza rispetto a tutte le controparti, pubbliche e private. Il tema dell’autonomia non è mai stato, per noi, un problema. Per altri evidentemente continua a esserlo.
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