Caro ministro, preferirei di no.
La scuola non ha bisogno di essere riempita di altre cose da fare. Piuttosto avremmo bisogno di sottrarre contenuti per lasciare spazio all'apprendimento, alla scoperta, alla vita. La politica dovrebbe metterci nelle condizioni di fare il nostro lavoro al meglio. Invece...
Sulla valutazione avevamo bisogno di uniformare i linguaggi di primaria e secondaria, almeno per gli Istituti Comprensivi, coinvolgendo anche i professori in un processo di cambiamento della valutazione in ottica formativa. Ha fatto cambiare solo le parole da mettere in pagella alla primaria, ma la trasparenza che usa come specchio per le allodole si raggiunge solo con un processo in itinere di reale accompagnamento degli studenti e non con una revisione cosmetica dei documenti.
L'educazione civica aveva bisogno di essere resa quotidiana, trasversale, universale. La scuola della Repubblica non ha bisogno di intonare l'inno, ma il canto che risuona nelle aule è quello orgoglioso e gioioso di chi prova a non lasciare indietro nessuno.
Sui "programmi", come titolano alcuni giornali (sic!), noi della scuola sappiamo che non ci sono più da quando sono arrivate le Indicazioni nazionali del 2012, l'unico documento a cui valeva la pena rimanere aggrappati con tutte le nostre forze per fare una didattica contemporanea, capace di tenere insieme la complessità degli spazi geografici, dei tempi storici e dei sguardi disciplinari. Leggo che vuole introdurre la lettura della Bibbia... Chiedo solo: un testo che, secondo i credenti, richiede un'esegesi come può essere compreso da una semplice lettura corsiva? Oppure l'invito è quello di trasformare le classi in gruppi di preghiera?
La scuola del futuro non può involvere su un (glorioso) passato. Riconoscere le proprie radici è essenziale per capire la rotta del volo, non per rimanervi incatenati. Tutta questa retorica del passato ci taglia le ali.
Ogni giorno vado a scuola con un sogno, quando incontro gli studenti e le loro famiglie cerco di comunicare a loro questo sogno. In questo scenario distopico che si prospetta il sogno è l'unica salvezza. Diversamente rimane solo la resa.
Preferirei di no.
https://www.fanpage.it/politica/latino-alle-medie-bibbia-alle-elementari-e-addio-alla-geostoria-la-nuova-scuola-di-valditara/
Maestro Davide Tamagnini
Maestro, scrittore... eterno studente
Per reclamare una difesa non basta una nave ci vorrebbe un attacco.
Un sabato al mare? ... una possibilità da "valutare" 😉
Ci si vede là dove le ciabatte sabbiano!
MCE Movimento di Cooperazione Educativa - GT Riviera di Ponente
Il gruppo territoriale torna operativo!
Ripartono gli incontri mensili a partire dal 10 ottobre, ogni secondo giovedì del mese.
Presso la scuola primaria di Bellinzago, via Bovio 7, dalle 16.30 alle 18.30, sono inviati insegnanti di ogni ordine di scuola per ricercare insieme nuove strade capaci di trasformare la didattica e renderla più efficace e democratica.
La “tavola è apparecchiata”! 😉
SABATO 5 OTTOBRE - ROMA
dalle 10:30 alle 19:30
La Libreria Erickson Roma - Viale Etiopia, 20
INGRESSO GRATUITO
Ci vediamo per parlare di "Una didattica attiva per rivoluzionare la classe"... Info al link
Festa dell’Insegnante 2024 - Roma - 5 ottobre Unitevi a Erickson il 5 ottobre a Roma per la seconda edizione della Festa dell’Insegnante, un evento gratuito dedicato a insegnanti e professionisti della scuola
Settimana prossima inizia questa nuova avventura di insegnamento presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca.
Entro in punta di piedi, ma con la determinazione e la cura per la ricerca di chi mi ha preceduto. Lilia Teruggi è stata la mia maestra, lei è riuscita a rendere strutturale questo corso, unico nelle università italiane. Emilia Ferreiro è stata la sua maestra, diceva: “L'insegnante deve imparare a leggere quello che il bambino ha scritto”. Per insegnare bisogna imparare, osservare. A lei si deve la descrizione del processo evolutivo della scrittura, una mappa fondamentale per lavorare su questo apprendimento, nonché il riconoscimento della dignità del percorso dei bambini, della loro capacità di pensare. Ferreiro è stata allieva di Jean Piaget, curioso e instancabile indagatore della mente dei fanciulli; diceva: “Per scoprire cose nuove bisogna seguire i bambini.”
Consapevole della pesante eredità, cercherò di stare nella scia tracciata, perché è quella più vicina ai bambini e alle bambine che ho ancora la fortuna di incontrare ogni giorno. Insegnare a leggere e a scrivere è, forse, la più grande responsabilità come docenti perché il dominio della parola, di cui parlava don Milani, quella “chiave fatata che apre ogni porta”, è la base della democrazia.
Sono la parola e il pensiero a farci persone. L’insegnamento della parola è qualcosa che trasforma la vita dei protagonisti, qualcosa che, senza vergogna, penso che si possa chiamare amore.
Il mese scorso, su consiglio di un’amica (Lilia Teruggi), ho visto "Il maestro che promise il mare", un film sulle vicende di Antoni Benaiges, insegnante in un piccolo villaggio nella provincia di Burgos, in Spagna, intorno agli anni '30.
Ho pianto. Non tanto perché si tratti di una storia di vita vera, ma perché quella vita ha fatto in qualche modo la storia, la storia della scuola nella veste che più amo, quella umanizzante, capace di andare oltre le gabbie e i confini. Le lacrime mi hanno sorpreso ritrovando pezzi della mia quotidianità con i bambini a scuola: dalla promessa di far vedere a tutti il mare (MCE Movimento di Cooperazione Educativa - GT Riviera di Ponente), a quegli occhietti illuminati dall’emozione quando vedono i loro testi pubblicati, dai dialoghi con le famiglie, alle battaglie per la laicità della scuola... fino a quell'idea chiara e insopprimibile di cittadinanza per la quale insegnare, vivere e, talvolta, morire.
C’è tutto quello che serve per dare la forza di continuare o di iniziare, per essere in classe tutti i giorni senza smarrire la rotta. Bisognerebbe guardarlo nei collegi docenti, nelle aule dell’università, nei corsi di formazione (Movimento Cooperazione Educativa - nazionale)...
Finalmente è uscito anche in Italia, non perdetelo!
IL MAESTRO CHE PROMISE IL MARE | Trailer ufficiale | Dal 19 settembre al cinema IL MAESTRO CHE PROMISE IL MARE(El maestro que prometiò el mar)dal 19 settembre al cinemaun film di Patricia Fontcon Enric Auquer, Laia Costa, Luisa GavasaNel...
Due occasioni diverse, da nord-est a nord-ovest, per confrontarsi su educazione e scuola.
Sabato 21 settembre -Festival dei diritti- a Dolo (VE), ore 17
Domenica 29 settembre -Festival Letteraltura- a Verbania, ore 15.45
Con chi vuole e può ci si vede presto! 👋
In questo primo giorno di scuola attingo forza da quei pensieri scritti per il mio primo giorno da maestro. Ora come allora li dedico a chi sogna di fare l'insegnante come nessun programma può prescrivere e nessun regime può impedire di fare...
Per tutta la bellezza che sapremo costruire grazie al nostro modo di essere insegnanti... per tutto il resto ci aiuteranno i nostri studenti, buon inizio!
Vorrei ogni mattina accogliervi all’entrata
salutare i genitori e cominciare la giornata;
vorrei che ogni lezione iniziasse con un canto
per condividere ogni giorno la gioia dell’incontro.
Vorrei che ogni bambino trovasse il proprio posto
e che nessuno possa dirsi perso dentro a un bosco;
vorrei tenere traccia delle parole che diciamo
perché sono preziose come l’acqua che beviamo.
Vorrei tener viva quella curiosità
che respinge le bugie per cercar le verità
e per solleticare la nostra fantasia
ci aiuteranno scienze, grammatica e persino geometria.
Vorrei con voi salpar per mari di esperienze e di parole
per capir come difender la dignità delle persone,
così apriremo varchi nella burocrazia
e tra le crepe proveremo ad imparar democrazia.
Vorrei… vorrei… vorrei…
Per ora non vedo l’ora di conoscere i vostri nomi,
ma per adesso è ancora un sogno,
di me, un gigante, in un’isola di nani.
Dopo due mesi dalle elezioni (da non credere!) è arrivato il responso.
Innanzitutto grazie a chi mi ha votato, ma, visto la decisione del ministro Valditara di ridurre il peso dei candidati elettivi del CSPI aumentando quelli di nomina diretta del ministero, posso ringraziare anche chi non mi ha votato, risparmiandomi dei sicuri mal di pancia. Un dato su cui riflettere: solo a 1/5 degli insegnanti è andato a votare... 😢
A chi del CSPI farà parte auguro di riuscire ad esprimere, quando necessario, il dissenso capace di far nascere un confronto costruttivo sulle leggi che governano la scuola, mettendo al centro della discussione gli studenti e i loro bisogni di apprendimento.
Io continuerò a fare la mia parte a scuola, con i bambini, gli insegnanti e coloro che desiderano diventarlo. 👋
Si è ormai concluso il consueto rituale di fine anno scolastico per gli studenti della secondaria di I grado, esame che loro stessi, i nativi digitali della generazione Z, chiamano ancora esame di terza media. F. è uno studente brillante, ma nulla ha potuto contro il monolite con cui si stava confrontando. Quello di F. è un caso preciso e non va generalizzato, ma come ogni singolarità ha il potere di illuminare un tratto culturale su cui penso valga la pena riflettere.
L’esame ha una richiesta: una tesina che sappia collegare i contenuti di diverse discipline. F. punta al Giappone, è appassionato di storia e non disdegna i film di Miyazaki. Un giorno mi parla del suo progetto e così gli racconto la storia degli Hibakujumoko, gli alberi che hanno subìto l’esplosione atomica. Mi spingo oltre e gli presto il libro dove li ho conosciuti (L’incredibile viaggio delle piante di Stefano Mancuso). Ad F. pare che tutto torni, che i rami di questi alberi possano unire i suoi diversi punti della mappa.
Su ogni albero sopravvissuto alla bomba atomica c’è appeso un cartello con indicata la distanza dall’ipocentro dell’esplosione. Un salice piangente, distante solo 370 metri da quei 6000°C sprigionati dalla bomba alle 8.15 del 6 agosto 1945, è riuscito a rinascere dalle sue profonde radici. F. questa storia non l’ha potuta raccontare perché non era nel programma svolto quest’anno, gli hanno detto i docenti. Ciò che F. era stato capace di tenere in vita non è sopravvissuto. Gli Hibakujumoko sono un inno vivente alla forza della vita. A tutti gli studenti e a quegli insegnanti che non hanno paura di ascoltare, confrontarsi e moltiplicare questa forza generativa. La curiosità che nasce dal non sapere e che tiene vivo sia l’apprendimento, sia l’insegnamento.
Hibakujumoko ovvero L’incredibile esame di terza media.
Si è ormai concluso il consueto rituale di fine anno scolastico per gli studenti della secondaria di I grado, esame che loro stessi, i nativi digitali della generazione Z, chiamano ancora esame di terza media. Perché il linguaggio è espressione di una cultura, di un’abitudine che viene tramandata anche da chi non l’ha vissuta, basta solo continuare a farla vivere nelle parole. Una tecnologia potente, il linguaggio, piena di possibilità e di limiti.
F. è uno studente brillante, ma nulla ha potuto contro il monolite con cui si stava confrontando. Quello di F. è un caso preciso e non va generalizzato, ma come ogni singolarità ha il potere di illuminare un tratto culturale su cui penso valga la pena riflettere.
L’esame ha una richiesta: una tesina che sappia collegare i contenuti di diverse discipline. F. punta al Giappone, è appassionato di storia e non disdegna i film di Miyazaki. Un giorno mi parla del suo progetto e così gli racconto la storia degli Hibakujumoko, gli alberi che hanno subìto l’esplosione atomica. Mi spingo oltre e gli presto il libro dove li ho conosciuti (L’incredibile viaggio delle piante di Stefano Mancuso). Ad F. pare che tutto torni, che i rami di questi alberi possano unire i suoi diversi punti della mappa.
Su ogni albero sopravvissuto alla bomba atomica c’è appeso un cartello con indicata la distanza dall’ipocentro dell’esplosione. Un salice piangente, distante solo 370 metri da quei 6000°C sprigionati dalla bomba alle 8.15 del 6 agosto 1945, è riuscito a rinascere dalle sue profonde radici. F. questa storia non l’ha potuta raccontare perché non era nel programma svolto quest’anno, gli hanno detto i docenti. Ciò che F. era stato capace di tenere in vita non è sopravvissuto.
Si potrebbe non aggiungere altro, ma forse vale la pena provare ad interrogarsi su alcuni aspetti che riguardano la scuola in generale: a cosa serve un esame? Il sapere è patrimonio della scuola? Come si valutano le competenze? Con l’esame, oltre al misero voto che poco può esprimere, gli studenti portano a casa una certificazione delle competenze; chissà gli insegnanti di F. come avranno valutato quell’imparare ad imparare dei loro studenti, se hanno così paura di mettersi nella condizione di riflettere sul loro non sapere che potevano cogliere dalle tesine? Si è preferito evitare sorprese, castrare la ricerca e limitarsi a ripetere ciò che molto probabilmente era già stato ripetuto dagli studenti durante l’anno.
Gli Hibakujumoko sono un inno vivente alla forza della vita. A tutti gli studenti e a quegli insegnanti che non hanno paura di ascoltare, confrontarsi e moltiplicare questa forza generativa. La curiosità che nasce dal non sapere e che tiene vivo sia l’apprendimento, sia l’insegnamento.
Una settimana dedicata al futuro con due appuntamenti pensati per quelli che: "Si stava meglio prima!"
Noi continueremo a costruire futuro.
Mercoledì 22 maggio, Lazise (VR): https://www.disegnareilfuturo.eu/
Sabato 25 maggio, Milano: https://futuro-prossimo.it/
"I bambini di oggi non sono più capaci di allacciarsi le scarpe o il giubbotto."
Sì e no, cioè, non tutti. Poi, dobbiamo essere consapevoli che questa visione delle nuove generazioni deficitarie è una dinamica sempiterna: "I bambini di oggi sono dei tiranni; non si alzano quando un vecchio entra in una stanza, rispondono male ai genitori. In una parola, sono cattivi." attribuita a Socrate, 470 a.C..
Per capire la questione da cui siamo partiti chiediamoci:
1. una volta esistevano scarpe senza lacci?
2. la motricità fine è meno importante nella società attuale?
3. cosa sanno fare i bambini di oggi che noi alla loro età non sapevamo fare?
Le difficoltà prassiche evidenziate nella citazione all'inizio rimandano a un'esperienza di inabilità culturale: è con ogni probabilità l'adulto che, continuando a sostituirsi al bambino, impedisce a quest'ultimo di sperimentare, faticare, porsi in quella situazione di frustrazione ottimale necessaria all'apprendimento.
Se, come educatori, rileviamo un'insufficienza di autonomia in alcuni comportamenti chiediamoci cosa possiamo fare a scuola per superare questa situazione. Quali spazi di manualità lasciamo ai bambini? E, domanda ancora più grande, quali spazi di autonomia creiamo a scuola?
Vi sono classi in cui i bambini si sentono costantemente in dovere di chiedere il permesso per tutto: alzarsi, andare in bagno, prendere una cosa in cartella, parlare con un compagno, bere, assaggiare la merenda di un compagno... Ricordo una volta, durante il tirocinio alla scuola dell'Infanzia, che una bambina chiese il permesso per colorare l'uva di verde sulla scheda che la maestra aveva preparato per presentare il colore viola (data l'impostazione didattica, posso anche evitare di dire qual sia stata la risposta che la bambina ha ricevuto). In queste situazioni è sempre l'adulto a decidere. Allora come può un bambino imparare a scegliere se non è mai messo nella condizione di potersi chiedere: posso fare questa cosa? Il potere esercitato grazie all'autonomia è esercizio di responsabilità. Solo così si costruisce democrazia.
Le obiezioni più varie spesso convergono sul tema (improprio) dell'anarchia, del caos. Forse sarebbe più corretto parlare di anomia, un'assenza di un ordine, di regole. L'insegnate che crea spazi in cui i bambini possono fare esercizio della libertà, dell'autonomia e della responsabilità, lo fa segnando un confine entro cui questa esperienza può essere vissuta e non ha paura di condividere il potere di decidere le regole con la sua classe. Questo insegnante è un educatore che ha fiducia sia nelle potenzialità del bambino, sia nel gruppo. Ecco, l'esperienza di Maria Montessori mi ha insegnato anche questo (il resto lo trovate su Essere insegnanti).
https://www.carocci.it/prodotto/essere-insegnanti
Carocci Faber
La Vita Scolastica
Montessori: liberi di apprendere | Giunti Scuola Sul sito Giuntiscuola.it puoi trovare tante lezioni e articoli sul mondo della scuola. Leggi Montessori: liberi di apprendere.
I dinosauri non fanno male alla scuola.
Gentile ministro Valditara,
ogni settimana c’è un nuovo bersaglio su cui punta l’attenzione: voto in condotta, giudizi sintetici, Indicazioni nazionali… e adesso perfino i dinosauri! Se vuole provare a migliorare la scuola italiana forse le conviene concentrare l’attenzione su altri temi che indeboliscono la scuola della Costituzione (artt. 3, 33 e 34). Piuttosto non tocchi nulla, almeno sarà ricordato per aver mantenuto lo staus quo e non per aver distrutto quei piccoli presidi di democrazia ben rappresentati dalle scuole sparse su tutto il territorio nazionale. Ma torniamo per un attimo sui dinosauri perché mi viene un dubbio: le Indicazioni nazionali che vorrebbe tanto cambiare le ha lette? Perché in esse non sono presenti contenuti obbligatori da far studiare agli studenti. Eppure, come dicono i bambini, i dinosauri sono dei supereroi, grandi, forti, veloci, solo che, a differenza di quelli della Marvel, sono realmente vissuti su questo pianeta. Un bambino in particolare un giorno mi ha detto che quando pensa ai dinosauri, pensa al perché fossero proprio così potenti e la curiosità gli fa venir voglia di cercare la riposta. La scuola è anche questo: trovare contenuti in grado di mobilitare la ricerca, la sete di conoscenza. Per capirlo, però, i bambini bisogna incontrarli e ascoltarli.
Se, invece, l’uscita sui dinosauri è uno specchietto per le allodole, volto a cercare legittimazione alla sua proposta di rivedere l’impianto complessivo delle Indicazioni nazionali allora la faccenda è tanto grottesca quanto grave. Perché la scuola non è un giocattolo di cui qualcuno può disporre come crede e noi insegnanti non siamo marionette da manovrare e orientare nella direzione ideologica di un governo. La scuola è un bene comune, appartiene alla Repubblica, è dunque antifascista per fondazione. Perché non ci può essere democrazia senza scuola, né scuola senza democrazia. L’idea del bene comune e del pensiero riflessivo poggiano su quella libertà che l’antifascismo ci ha donato. Meglio chiarire questo aspetto prima che si dica che è un altro tema del passato da cancellare, in quanto inutile o divisivo.
Gentile ministro, i dinosauri... non fanno male alla scuola «Sono dei supereroi, grandi, forti, veloci. Un bambino un giorno mi ha detto che quando pensa a loro si chiede perché fossero proprio così potenti e la curiosità gli fa venir voglia di cercare la riposta. La scuola è anche questo: trovare...
Il 17 e 26 GIUGNO, a Saronno, per parlare di valutazione a scuola. Posti limitati... si accettano anche i membri del governo 😉
https://shorturl.at/rvyGU
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