Valerio Cevoli - Formatore, Consulente educativo, Coordinatore Pedagogico.

Valerio Cevoli - Formatore, Consulente educativo, Coordinatore Pedagogico.

-Consulente educativo per famiglie ed Insegnanti
-Formatore (AIF N.900) per Asili nido e Scuole dell

Normali funzionamento

26/02/2023

IL SORRISO COME ATTO EDUCATIVO.

Ultimamente osservando diversi contesti educativi e diverse figure professionali nel loro agito lavorativo, noto talvolta nell’azione comunicativa sia tra adulti che tra bambini e adulti l’assenza del sorriso.
Un gesto apparentemente scontato e banale, ma che se ci soffermiamo un po’ a pensarci può rendere un inizio di dialogo decisamente più appagante e ricettivo.
Il sorriso è la più immediata evidenza che una persona può dare a livello di distensione e di pace al proprio interlocutore, sia esso bambino o bambina, che adulto.
Quante volte vi è capitato di pensare davanti ad un sorriso accogliente: “questa persona mi ha fatto stare bene”, “questa persona mi ha proprio compresa…” è proprio così infatti, il vero ingresso nella “stanza del benessere” tra 2 persone che comunicano è proprio il sorriso.
Certo, non è facile, donare sorrisi è sicuramente un gesto di solidarietà che richiede anche fatica e impegno…
Il sorriso infatti esprime uno stato di pace totale con se stessi e con gli altri.
Non sorride quello che non è in Pace.
Quello che vive conflitti interni o che è il creatore di conflitti esterni.
E in questo senso, se il mio ragionamento è giusto, la società in cui viviamo oggi (senza volerla demonizzare) non vive in Pace, i fatti di tutti i giorni lo dimostrano, le espressioni di chi incontriamo casualmente sul marciapiede o al supermercato lo dimostrano… tant’è che quando incrociamo per caso un sorriso ne restiamo colpiti.
Credo fortemente che tutti gli adulti un po’ attenti alle sfumature del benessere emotivo e sociale dovrebbero impegnarsi a sorridere di più, così da divulgare questa pratica spesso sottovalutata in primis ai bambini, che sappiamo apprendere per imitazione, e poi ai grandi, nella speranza di avere in futuro adulti più accoglienti e predisposti verso il prossimo. ❤️

Valerio Cevoli. Formatore AIF n.900, Coordinatore Pedagogico & Consulente educativo

18/07/2022

“Come nasce un cacciatore di orizzonti?
- Nasce guardando l’infinito, facendo cose fuori dall’ordinario.
E come si permette ad un Bambino di diventare cacciatore di orizzonti?
- Mettendolo davanti all’infinito, davanti alla stra-ordinarietà, non a 30 centimetri dalla tv, non davanti ad un Ipad.
Nasce dandogli vita, non soluzioni.
Nasce non servendolo, i bambini ce la fanno.
Imparate quanto è bello ricominciare ad inventarsi, talvolta anche sbagliando e fallendo.
Ecco, COSÌ NASCE UN CACCIATORE DI ORIZZONTI .” ❤️

Photos from Valerio Cevoli - Formatore, Consulente educativo, Coordinatore Pedagogico.'s post 07/07/2022

"Imparare è qualcosa in più della semplice acquisizione della capacità di pensare; consiste nell'acquisizione della capacità estremamente specializzata di pensare in merito a una varietà enorme di cose".

UN GRAZIE SPECIALE alle colleghe delle scuole dell’infanzia di Arluno e di Santo Stefano Ticino per i bellissimi percorsi di formazione svolti con entrambe le strutture educative nel corso di questo anno scolastico in veste di docente… Intelligenze Multiple, strategie per diversificare, utilizzo di materiale naturale e di recupero come strumento ludico e di ricerca.
Confronto, partecipazione attiva, cultura all’infanzia… è sempre meraviglioso collaborare per accrescere competenze e relazioni. 😊

01/05/2022

I NUOVI SUPER EROI. Quelli che ci salveranno davvero.

Non picchiano MAI,
non usano la forza MAI,
non hanno muscoli in bella mostra,
non sanno sparare o volare,
non sono sempre perfetti e belli,
Ma…
Si occupano dei più delicati,
ridono delle imperfezioni,
si emozionano durante un tramonto senza vergognarsene,
vivono nella pace e nella cura,
sorridono di gusto,
non giudicano e non emarginano,
passeggiano con il loro super costume portando un passeggino ed una bambola… come fossero i più forti del mondo.
E lo sono. ❤️

Noi adulti dobbiamo assolutamente spostare lo sguardo altrove, darci nuove risposte, e formulare nuove domande… ma credo fortemente che le risposte le abbiamo sotto ai nostri occhi… tutti i giorni. 💚

Photos from Valerio Cevoli - Formatore, Consulente educativo, Coordinatore Pedagogico.'s post 10/04/2022

NUTRIRSI PER CRESCERE.
Ho trascorso giorni formativi incredibilmente intensi a Reggio Emilia, sotto tantissimi ambiti, in primis dal punto di vista professionale e umano (le 2 cose per me sono sempre collegate), in secondo luogo dal punto di vista estetico, emotivo, culturale… una rinnovata energia di trasformazione e di sguardo orientato al futuro della scuola.
Per una società 0/6 anni che grazie ad una profonda ricerca sistemica, scientifica, emotiva e culturale può cambiare il mondo attraverso i bambini e gli adulti che diventeranno.
Fantascienza?? Assolutamente no.
“Reggio Children” dovrebbe essere di ispirazione a tutte le persone che si occupano di educazione, insegnanti, educatori, dirigenti, famiglie, ma non solo, anche ai politici, ai comuni, alle regioni…
Perché sì, fare buona scuola è una questione culturale, formativa ma anche politica, nel senso più alto del termine, nel senso più profondo e sano del suo significato.

- Tantissime ore di formazione.
- Pratica e sguardo verso il mondo degli Atelier.
- Tipologie documentative differenti.
- Tracce progettuali.
- Tantissima cultura all’infanzia.
- Nuove amicizie.
- Buonissimo cibo, aperitivi, brindisi…

Grazie “Centro Internazionale Loris Malaguzzi”
Ci rivedremo sicuramente molto presto. ❤️

26/02/2022

PENSIERO SOSPESO.
Se provo a mettermi nei panni di un educatore Ucraino, di un insegnante… mi manca il fiato.
Letteralmente. Come se il respiro si spezzasse a metà.
Ogni giorno nel mio lavoro mi pre-occupo di cose che sembrano importanti, a dire il vero molte sembrano esserlo, pur consapevole che le cose vere e importanti del mio agito professionale spesso sono altre, ma è un po’ come se lo dimenticassi.
In questi giorni però tutto torna ad essere chiaro, come una sberla in faccia che ti costringe ad aprire nuovamente gli occhi.

Una poco più che bambina che parte verso un luogo sconosciuto per salvarsi da una guerra infame, lasciando un padre disperato senza certezza di riabbracciarsi, lascia traumi profondissimi in entrambi.
Questa, come tutte le altre guerre maledette, lascerà tracce a lungo termine in una intera generazione di bambini, non ci vuole un genio a capirlo, chi fa il mio lavoro poi ha una tale consapevolezza di ciò, che la stretta allo stomaco è ancora più potente.
Non so esattamente da dove possiamo iniziare a ricostruire un percorso di pace e tremo all’idea che il peggio potrebbe ancora dover arrivare.
Ci saranno persone da “ricostruire”, bambini da salvare, e non parlo solo del loro corpo, parlo di molto molto altro…
Questi sono giorni accorati, di sgomento, di buio e di riflessione.
Il mio pensiero va agli essere umani migliori al mondo. I BAMBINI.
L’unico vero futuro da proteggere. ❤️

26/11/2021

AVERE IL CONTROLLO/ PERDERE IL CONTROLLO.

Nell’ambito educativo, e questo accade sia a livello professionale che a livello genitoriale, spesso l’adulto (ingenuamente) nei confronti dei bambini dei quali si prende cura, pensa di aver o di dover tenere tutto sotto controllo…
Nel mio quotidiano professionale infatti, mentre ascolto genitori, Educatori, Maestre parlare e confrontarsi, sento spesso concetti e pensieri riguardanti cosa il/la bambin* dovrebbe fare: “cosa farà, come reagirà, come si comporterà, cosa accadrà…” tralasciando completamente il fatto che il/la bambin* è una persona, un individuo a se, che va rispettato come tale, nella sua individualità e unicità.
Soggetto portatore di competenze e volontà.
Questo aspetto, in maniera nascosta, è sotto agli occhi degli adulti ogni giorno, poiché nulla va mai come preventivato dal genitore, dall’educatore, o comunque nulla va mai come immaginato, e soprattutto l’imprevisto è un protagonista assoluto, che non manca (quasi) mai.
Se da una parte si comprende che il desiderio di controllo, che può essere messo in atto in diversi contesti della vita del bambin*, è un tentativo dell’adulto di prevenire gli imprevisti (che nella società attuale spesso ahimè sono ritenuti poco accettabili) e lo porta a mettere in atto una serie di comportamenti che oltre a richiedere un ingente consumo di energie emotive e non solo, sono anche spesso fallimentari nello scongiurare ciò che è inatteso, dall’altro dobbiamo anche essere lucidi nel dire che tenere tutto sotto controllo è oggettivamente impossibile, che spesso correre lungo il binario dell’incertezza è l’unica strada possibile, e lavorare con l’inatteso può essere considerato anche uno scenario possibile per osservare quali strumenti i nostri bambini hanno nelle loro mani per potercela fare indipendentemente dalla nostra volontà! 🥰❤️
Forza e coraggio! 💪🏼🤗

I documenti irrinunciabili nei servizi 06: PTOF, carta dei servizi e oltre 14/08/2021

Per tutti i servizi educativi 0-6, per usufruire al meglio di tutti gli strumenti possibili, affinché ogni ambito possa diventare un mezzo per fare cultura all’infanzia, un mezzo per rendersi visibili, integrare e integrarsi con il territorio, aprirsi a nuovi sguardi e molto altro ancora… 🤗

I documenti irrinunciabili nei servizi 06: PTOF, carta dei servizi e oltre La CARTA DEI SERVIZI e il PTOF, considerando le differenze intrinseche allo “strumento”, sono un elemento documentale basilare per informare, comunicare, fare cultura e rendere visibile la qualità dei servizi educativi 0-6 anni, ma non solo.

13/08/2021

GINO STRADA fondamentalmente era un medico, un medico che cercava di curare il mondo.
Se ne sono dette molte su di lui, ma qualunque cosa si voglia pensare, per me, tra i moltissimi, sono 5 i suoi insegnamenti che custodirò:

1. Curare e prendersi cura di tutti, senza distinzioni.
2. La guerra oggi è uno strumento che non funziona, mai, non porta ad alcuna soluzione positiva.
3. Non significa essere pacifisti se si è contro la guerra: “Io sono contro la guerra perché la guerra non si può umanizzare, si può solo abolire. E non mi piace la parola ‘utopia’; preferisco parlare di progetto non ancora realizzato”.
4. È importante amare e credere sempre in ciò che si fa.
5. La guerra non ha colore politico.
È solo guerra, e fa sempre schifo.

28/06/2021

Passeggiavo l’altra sera tra le piccole vie di Cogne, e non potevo non fermarmi a fotografare uno di questi meravigliosi cartelli che mi hanno davvero reso felice...
Sono sparsi per le vie della cittadina, soprattutto nelle zone dove ci sono giardini, parchetti e spazi liberi.
Ridando così centralità al ruolo del bambino, ai suoi bisogni principali e ancor di più ad una delle sue attività più importanti, ovvero il gioco che aiuta a crescere, che aiuta alla vera socialità, che accompagna alla vita, soprattutto se è una esperienza condivisa dall’intera comunità.

Un “cartello stradale” che finalmente dice all’adulto: “fermati tu un attimo, dai priorità ai bisogni dei bambini e metti in secondo piano le tue esigenze”.
Chiunque abbia voluto questi cartelli per le vie della città merita un applauso a piene mani. 👏🏼

Ve li immaginate a Milano? 😅

29/04/2021

“Il talento di aiutare ciascun bambino al meglio.”

È sempre una gran fortuna poter ascoltare parole e pensieri di valore inestimabile.
Le formazioni che aiutano a vivere. ♥️

22/04/2021

DOVE ABBIAMO SBAGLIATO?
Qualche giorno fa ho letto che dei bambini, pare di 9 e 10 anni, per GIOCO hanno tagliato le orecchie ad un cagnolino.
Dopo lo sgomento, per deformazione professionale la domanda che immediatamente mi sono posto è stata: “che errore abbiamo commesso noi adulti con questi bambini?”

Non sono alieni, non sono sempre bambini “di altri” lontani da noi, sono bambini veri, sono nostri figli, figli di tutti.

I bambini di 9/10 anni dovrebbero aver desiderio di esplorare e scoprire il mondo con occhi già più consapevoli, di andare in bicicletta e avere le ginocchia sempre sporche e sbucciate, di giocare a palla con gli amici in parchi e cortili, di iniziare a conoscere i videogiochi, di leggere i primi libri scelti autonomamente, suonare uno strumento, praticare uno sport, di avere un animale domestico del quale prendersi cura, di chiamare i propri nonni per sapere come stanno... o comunque dovrebbero desiderare un mix di tutto questo e molto altro ancora.

Invece no. Tagliano le orecchie ad un cagnolino indifeso.

Ho letto oggi che i genitori di questi bambini hanno difeso i propri figli asserendo che l’obbiettivo era rendere il cane più bello, non volevano in realtà fargli del male, e sono dispiaciuti. Caso chiuso.

La colpa non è dei bambini, quasi mai.
La colpa, se di colpa vogliamo parlare, è da cercare nelle azioni (e non nei genitori), ma solo nelle azioni di accompagnamento alla crescita che NON sono state compiute a riguardo dello sviluppo di una competenza che sempre più oggi viene meno curata.
LA COMPETENZA EMOTIVA.
Lo sviluppo dell’intelligenza emotiva.

È sempre doveroso da parte degli adulti domandarsi: “cosa non ha funzionato? Dove posso rimediare?” nel proprio ruolo educativo genitoriale.

È davvero più importante sapere perfettamente la tabellina del 9 piuttosto che essere responsivo rispetto alla propria competenza emotiva interpersonale e intrapersonale?

Credo sempre più fortemente che tutto l’assetto delle priorità educative scolastiche e famigliari debbano essere riviste e ripensate. Con urgenza. Genitori, educatori e insegnanti... una comunità che ripensa all’idea di Bambino.
Solo un bambino pensato è un bambino realmente accudito.

23/03/2021

Esser genitori oggi... ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE.
L’infinita attività genitoriale corre lungo dei binari ad altissima velocità purtroppo, molti sono i momenti difficili che ci aiutano a crescere come Padri e Madri, ed è dall’errore, compreso e analizzato, che nasce la più importante fase di miglioramento, ma per comprenderlo e analizzarlo bisogna avere tempo.
Il tempo. Ad oggi la risorsa più importante che vedo.
La velocità di tutto ciò che ci accade e ci circonda è spesso il grande problema.
Dovremmo inserire con forza il freno a mano:
“E come fare con il resto del mondo?”
“pazienza, si adeguerà!”
I momenti di relazione emotiva con i nostri bambini vanno vissuti piano, lentamente, perché sono proprio lo scatto di quel preciso momento di sguardi che costruiscono il nostro inno alla vita insieme. ♥️
In tutto il mondo ci imbattiamo in figure genitoriali diverse, in modalità di cura e accudimento alla crescita differenti... anche nei luoghi più impervi, nelle situazioni più faticose esistono modalità che rendono meraviglioso e unico l’attimo di relazione , soprattutto se l’attimo di relazione è svolto con lentezza.
L’attimo di questa foto lo racconta alla perfezione. ♥️

14/03/2021

C’È ANCORA MOLTA STRADA DA FARE...
Credo che in cuor suo ogni adulto abbia capito che è tempo di ricostruirsi un nuovo percorso, una nuova modalità di pensiero e di agito. Siamo obbligati dagli eventi e dalle scelte di chi ci governa a farlo.
A livello di divisamento quasi nulla di ciò che ci guidava prima può esser “riutilizzato”.
Per questo vedo intorno a me molte persone così destabilizzate, spaventate, arrabbiate, oggi ancor più che nel primo lockdown... questo è il tempo del dubbio, del progetto a brevissimo termine, dell’orizzonte offuscato. Un tempo dedicato all’incertezza.
Non ci resta che accettarlo.
Anche i nostri bambini, che sono costretti ad un sacrificio scellerato, avranno il bisogno di esser accompagnati in questa nuova modalità di pensiero, emergeranno fatiche che quasi mai potranno esser spiegate da loro con le parole. Andranno “letti”, osservati, ascoltati e non solo con le orecchie.
L’intera società cambierà, non sappiamo se in meglio o in peggio, ma muterà.
L’unica cosa che possiamo fare da adulti responsabili verso noi stessi e verso le generazioni future è accettare e ascoltare questo cambiamento senza averne troppo timore (per quanto possibile), avendone una visione senza aspettative... ma cercando di trarne tutto il meglio possibile, e laddove talvolta non sembra esserci il meglio, bisognerà cercarlo con ogni forza, a costo di scavare con le unghie più in profondità.

C’è ancora molta strada da fare, e probabilmente molti km saranno in salita.
Iniziamo ad allenarci perché con buone scarpe e buona preparazione (mentale) ogni strada è percorribile! 💪🏼🏃🏻‍♀️🏃🏽🏃🏻‍♂️

IL SEGRETO DEL FIGLIO 
CON MASSIMO RECALCATI 16/02/2021

Per tutti i genitori e i neo genitori (e gli addetti ai lavori socio/educativi), sottolineo questa bellissima opportunità di Formazione e confronto... direi imperdibile. 😉

IL SEGRETO DEL FIGLIO CON MASSIMO RECALCATI La nascita di un figlio è un evento che modifica irreversibilmente l’ordine del mondo in una famiglia. Il compito più grande dei genitori oscilla tra la presenza e l’assenza: offrire cure e offrire libertà, trasmettere il desiderio e il senso della legge.

13/01/2021

UN PAPÀ NON È UN MAMMO.

Friedrich Nietzsche disse: “Chi non ha un padre dovrebbe procurarsene uno”.

In questo articolo cercheremo insieme di analizzare il ruolo paterno all’interno del contesto famigliare, ma ancora di più rifletteremo sulla paternità come ruolo di egual valore rispetto a quello materno.
Vediamo insieme alcuni passaggi e tappe di crescita dove è importante il ruolo del papà …
“In gravidanza? Addirittura?”
“Assolutamente sì.”
Vi starete chiedendo cosa possa entrarci il papà con la gravidanza vero?
Ebbene, il papà è importante in questa fase, poiché, grazie alla sua capacità di accogliere le ansie materne induce, di riflesso, un enorme benessere sul buon proseguimento della gravidanza stessa e sulla crescita intrauterina del piccolo.
Il papà, inoltre, è importante anche riguardo al contatto che ha con il piccolo attraverso il ventre materno. Le carezze che il papà fa sulla pancia della mamma, non sono solo un vezzo come in molti credono, ma sono il primo passo per quello che sarà il futuro legame con il nascituro. ❤️
“E appena dopo la nascita? E i primi mesi?”“Anche.”
Ruolo fondamentale.
Alla nascita, sovente, c’è l’erronea convinzione che il piccolo dipenda totalmente solo dalla mamma, e che il rapporto mamma/bambino è normale che sia esclusivo ed escludente.
Niente di più falso. Ricordiamoci che il papà ha contribuito alla sua nascita e già questo gli conferisce importanza, in secondo luogo egli, accudendo il piccolo nell’igiene e nel bisogno emotivo e ove necessario nell’allattamento misto, sarà decisivo per lo sviluppo appunto emotivo e psicologico del piccolo.
I bambini amati e accuditi da Mamma e PAPÀ diventano adulti sereni e sicuri di se con un elevato tasso di stima in se stessi, affinché ciò sia possibile, è necessario che il padre, al pari della madre svolga quindi un ruolo fondamentale e complementare nella crescita e nell’accudimento del bambino.
Io ovviamente per scrivere queste righe prendo come punto di riferimento e di riflessione i miei ricordi d’infanzia e le osservazioni e gli studi fatti lungo il mio percorso professionale, ma ciò che prendo in considerazione è anche la logica.
Spesso sento parlare o leggo di quanto un bambino risenta di fatiche emotive nel momento in cui cresce senza un padre. Certo, siamo tutti concordi nel ritenere problematica l’assenza del papà in caso di separazioni, abbandono o peggio ancora perdita, attribuendogli l’importanza che ha nella crescita dei piccoli.
Ma io dico: “Non sarebbe meglio dare importanza al padre quando è presente e non considerarlo indispensabile esclusivamente se accade una “catastrofe” in famiglia?”
Ragioniamoci su.

Oggi non ci sono più scusanti, a supporto delle riflessioni appena condivise un numero consistente di studi negli ultimi anni ci dice chiaramente l’importanza scientifica che il rapporto con il padre ha per lo sviluppo infantile, la cui influenza, specie nella prima infanzia è stata in passato, e ancora talvolta, sottovalutata.
Molti autori offrono uno spunto di riflessione sulla figura paterna, suggerendo l’idea che il padre possa avere una funzione specifica nella relazione col bambino, che non va a sostituire, bensì si aggiunge a quella già presente della madre, e questo ci dice quindi che Mamma e Papà sono entrambi figure di primario e paritetico valore.
Secondo questi autori, la relazione padre-bambino si può intendere come un sistema di equilibrio tra i comportamenti d’attaccamento con la Madre/Compagna e quelli di esplorazione del piccolo nei confronti del mondo.
Nell’infanzia i bambini imparano a osservare il mondo con i propri occhi, avendo sempre i genitori come punto di riferimento, entrambi, Mamma e Papà.
Le sensibilità differenti fra i 2 ruoli insegnano al bambino a osservare il mondo da più punti di vista a seconda delle caratteristiche anche caratteriali dei 2 genitori.
In sostanza oggi abbiamo ben chiaro che Il papà rappresenta la figura maschile nel mondo con tutto ciò che ne consegue e la Mamma la sfera femminile.
Dunque, il ruolo paterno pian piano che il piccolo cresce diventa protagonista e portatore di una responsabilità non da poco. Ci si rispecchia nei valori che vengono trasmessi in famiglia, nei modi di comportarsi e rapportarsi con la figura femminile e con i pari, ma soprattutto il papà rappresenta l’idea di intelligenza emotiva, di cura, di protezione e di sensibilità che anche la sfera maschile è FONDAMENTALE abbia.
Grazie a una naturale parità di ruoli e ad un’amorevole condivisione, si può far percepire ai figli il senso della parola rispetto, condivisione, sensibilità, empatia...
Il papà in questo, e nel resto, non aiuta la mamma, il papà è genitore e figura fondamentale quanto la mamma in tutti i suoi ruoli.

Molte altre sono le considerazioni che si potrebbero fare in merito a questo importantissimo tema, ma che in poche righe non sono esauribili.
Per concludere quindi aggiungo solo una cosa, e mi rivolgo proprio ai Papà, Padri naturali, Padri acquisiti, Padri nel ruolo... lottate se necessario per avere quello spazio che talvolta non vi viene riconosciuto, e lottate con tutte le vostre forze, perché avete tra le mani la più grande ricchezza del mondo. ❤️

05/01/2021

RIFLESSIONE PERSONALE di inizio anno:

Oggi avendone il tempo riflettevo su parole che in questi giorni mi sono state dette, riascoltavo nella mia mente riflessioni sentite... e sono giunto ad una serie di pensieri.
Siamo tutti imperfetti, sia fisicamente che caratterialmente. Chi pensa il contrario di se, sbaglia.
Chi vuole dimostrare di esser perfetto, vive male.
Ognuno di noi ha difetti e punti di fragilità.
C’è sempre un aspetto del nostro essere o del nostro carattere che ci fa sentire inadeguati e non capaci. E meno male! 😅
Tutti, nessuno escluso.
Chi è nella posizione di dover prendere delle decisioni poi peggio ancora, poiché è talvolta soggetto ad errori, questo accade perché la soluzione del problema per qualcuno può diventare il problema stesso per qualcun altro.
In più ad esser problematica in se non è mai tanto la situazione che dobbiamo affrontare, quanto la nostra prospettiva della stessa.
E quindi tutto diventa soggettivo allo sguardo di chi deve condurre, decidere.

Sarebbe bello se noi adulti smettessimo di vivere attraverso il concetto di performance che ci porta ad esser sempre così giudicanti, ed educassimo le nuove generazioni, i nostri bambini al semplice concetto di “fai del tuo meglio con vivacità...” sarebbe sicuramente un mondo meno nevrotico e piu sereno nel quale vivere!! 🤗

Fateci caso, le persone con le quali si sta meglio son proprio quelle persone che si mettono molto in discussione, che parlano più dei loro limiti che dei loro pregi (che spesso sono più evidenti dei limiti), che fanno autoironia, che ridono di se e dei propri difetti.

Un consiglio da chi, vicino ai 40 anni, di errori continua a farne sempre con vivacità!! 😜🤷‍♂️🤣🤣

03/12/2020

“Dite:
È faticoso frequentare i bambini.
Avete ragione.
Poi aggiungete:
Perché bisogna mettersi al loro livello, abbassarsi, inclinarsi, curvarsi, farsi piccoli.
Ora avete torto.
Non è questo che più stanca. È piuttosto il fatto di essere obbligati a innalzarsi fino all’altezza dei loro sentimenti.
Tirarsi, allungarsi, alzarsi sulla punta dei piedi.
Per non ferirli” (Korczak, 1925/2005, p. 7).

RAGIONIAMO INSIEME SUI CONCETTI DI LENTEZZA, OZIO E NOIA.
Ultimamente mi capita spesso di confrontarmi con genitori preoccupati rispetto alle tappe di crescita cognitive dei propri bambini, genitori che monitorizzano con attenzione il livello delle “competenze del fare”, delle abilità di conoscenza e talvolta di performance dei propri piccoli, e che, laddove si riscontri qualche lentezza di sviluppo, entrano in crisi e si interrogano su cosa poter fare per aiutarli.
Tutto lecito, ma vi invito a soffermarci insieme sul concetto appena espresso... ovvero “LENTEZZA DI SVILUPPO”.
Evviva la lentezza.
Non esiste un tempo preciso nel quale il bambino impara concetti o competenze, e questo tempo non gli può essere imposto dall’adulto... esistono dei parametri approssimativi nei quali è lecito aspettarsi che il bambino compia conquiste di crescita, ma questo non va inteso come una gara tra pari e contro il tempo.
Compito non facile nostro e’ tenere sempre ben saldo questo pensiero, anche perché a noi adulti dev’essere molto chiaro che il bambino è al centro del processo formativo non tanto perché la “formazione” è pensata ed agita per lui e su di lui, quanto perché essa è agita CON lui.
Non dev’essere la fretta di accompagnare allo sviluppo di competenze cognitive i nostri bambini la “mission” che ci poniamo, anzi.
Anche perché le azioni che compiamo: processo, progetto e utilizzo ampio della sensorialità del piccolo... coinvolgono infatti direttamente sia il bambino che noi (l’adulto), e pertanto, mentre il bambino cresce con stretta dipendenza dalle relazioni che instaura con le figure educative (genitori, educatori, insegnanti), anche il professionista dell’educazione, il genitore, l’adulto di riferimento sono completamente immersi in tale processo, in una situazione di formazione/trasformazione continua, responsabilità etica e impegno personale e professionale.
Questo denota quanto la LENTEZZA sia prioritaria, proprio per la complessità dell’accompagnamento alla crescita del piccolo e per poterci dare il tempo necessario per osservarne tutte le sfumature.
Altro aspetto che va a complicare il tutto è che (generalizzando) i bambini di oggi sono sovraccaricati di pensieri non loro, non riescono a produrre proprie idee poiché anticipati ed iperprotetti nel fare esperienze.
Uno dei principali obbiettivi che l’adulto dovrebbe darsi invece è proprio quello di educare il proprio bambino a pensare, ragionare autonomamente... ancor prima di preoccuparsi dell’acquisizione di altri tipi di competenze.
Pensare significa prendersi cura della mente partendo dal corpo. Sarebbe importante uscire tutti i giorni, guardare, osservare, “toccare con mano” perché è analizzando i fenomeni naturali e descrivendoli cioè trasformandoli in parole, che si educa la mente formando idee vive e non idee inerti.
Uno dei momenti più facili nei quali spingere il proprio bambino a produrre pensieri e ragionamenti autonomamente è durante la noia... situazione nella quale i piccoli fanno fatica a stare...
Nella nostra società le parole lentezza e noia hanno accezione negativa ma la capacità di rimanere “a maggese” significa dare nuovo valore all’ozio, inteso come esperienza del Sé, che permette in un sano silenzio di restare in ascolto di se stessi, vivendo un nuovo ritmo di lentezza, cullando il proprio mondo interiore.
Ad es. Il gioco spontaneo è il canale privilegiato dell’apprendimento infantile e “perdere tempo per giocare” vuol dire recuperare un tempo perduto che sembra lontano ma che è il motore energetico per l’adulto del domani: “Perdete tempo per crescere” e per camminare!
Tempo per so-stare, saper stare nell’esserci e soffermarsi a osservare cosa accade attorno, nella lentezza, e non nelle sollecitazioni date dagli adulti ai più piccoli, si impara il sentire.

Buon lento lavoro educativo a tutti! 🤗

12/10/2020

TEMA EDUCATIVO DELICATO E POCO DIBATTUTO... ragioniamo insieme! 😉

Oggi ho scelto di trattare un tema molto delicato e alquanto ostico e troppo spesso taciuto tra genitori e operatori dei servizi educativi.
Nel quotidiano professionale talvolta mi imbatto con domande di genitori imbarazzati, preoccupati, sbigottiti... che mi chiedono: “ho l’impressione che mio figlio, mia figlia si masturbi, ma è normale a 2 anni??”
La risposta è sì.
Non solo è normale, ma è sopratutto naturale.
Talvolta anche le educatrici nei vari servizi che supervisiono mi pongono quesiti su questo tema, su quali modalità poter utilizzare, su cosa sia giusto dire, in quali occasioni sia lecito e opportuno interrompere il bambino o la bambina dalla azione che sta compiendo.
La masturbazione infantile è un’azione del tutto insita nelle tappe di sviluppo e di sperimentazione dei bambini e delle bambine nei confronti del proprio corpo. Non vietiamola, o rischiamo che sviluppino una relazione conflittuale con l’autoerotismo che parte dal periodo adolescenziale in poi.
Nei Tre saggi sulla teoria sessuale (1905), Freud scrive che “una delle credenze popolari sulla pulsione sessuale consiste nel ritenere che essa sia assente nell’infanzia e che si risvegli soltanto nel periodo di vita che si definisce pubertà. Questo non è soltanto un errore banale, bensì anche un errore che comporta conseguenze anche gravi …”.
Secondo Freud la vita sessuale esiste fin dalle prime ore di vita, quando il bambino prova piacere sessuale nel poppare; gradualmente il piacere erotico dalla bocca si trasferisce ai genitali, di conseguenza possiamo affermare che la masturbazione nel bambino come già detto è una scoperta del tutto naturale.
Quindi, ribadisco, la masturbazione infantile è assolutamente normale e può verificarsi anche in bambini molto piccoli. In genere, nella naturale esplorazione del proprio corpo, il bambino scopre che gli organi genitali offrono sensazioni calmanti e più piacevoli rispetto ad altre parti del corpo. Ne consegue che, già a partire dai due anni, la masturbazione va accettata con serenità e che per i bambini rappresenta una forma di consolazione alla quale ricorrere nei momenti di noia, stanchezza, solitudine, etc…
Il bambino piccolo, che si masturba, appare concentrato nell’atto stimolatorio e non prova alcun imbarazzo, non ha motivo per non toccarsi e per nascondersi agli sguardi altrui, perché non conosce ancora il senso del pudore. Intorno ai quattro/cinque anni invece, con lo sviluppo del senso del pudore, il bambino inizia a praticare la masturbazione in situazioni di intimità.
Quale comportamento dovete tenere voi genitori e in generale le figure di riferimento?
I bambini che si masturbano, spesso lo fanno perché sentono il bisogno di auto consolarsi, tranquillizzarsi, coccolarsi o semplicemente provare piacere.
Di conseguenza:
* non sgridateli, non colpevolizzate il “desiderio”, perché il divieto introiettato e la vergogna provata, potrebbero compromettere il normale funzionamento sessuale nell’età adulta; appaiano invece adeguate la relazione affettiva e il contenimento da parte vostra;
* non dite loro che si sentiranno male, o che queste cose si fanno solo da grandi;
* non trasmettete ai bambini eventuali vostre preoccupazioni circa la loro attività masturbatoria, al fine di evitare che giudichino in senso negativo un comportamento che di per sé negativo non è;
* ritagliatevi del tempo da dedicare ai vostri figli: giocate con loro, leggete dei libri, svolgete insieme quelle attività che piacciono e che possano coinvolgere entrambe;
* con pazienza educate i vostri figli a non masturbarsi in presenza di altre persone, come insegnate loro a non mettersi le dita nel naso; dovete spostare l’attenzione sulle norme della buona educazione, enfatizzare la regola sociale, senza drammi e soprattutto senza instillare il senso di colpa. Utilizzate parole chiare, dolci e comprensive, usate un tono di voce rassicurante e contenitivo. Dite che è del tutto normale che abbia provato desiderio di accarezzarsi, ma che sarebbe il caso di farlo quando è da solo;
* a seconda della fascia di età (quindi solo se grandicelli) cogliete l’occasione per parlare con i vostri bambini del loro corpo e della loro sessualità presente e futura; parlatene senza tralasciare gli affetti e i sentimenti e senza dimenticare che la sessualità, affinché non rimanga solo sesso, va inserita in un contesto relazionale (es.: mamma e papà si amano e dal loro amore sei nato/a tu); e non omettete i dati biologici (è ormai passato il tempo di cavoli e cicogne e di api sui fiori). Utilizzate un linguaggio semplice e comprensibile ma veritiero.

L’obiettivo di gestione di tutta questa situazione quindi non è l’atto masturbatorio in sé, ma l’equilibrio tra ciò che è totalmente naturale ed il contesto sociale nel quale collocare piano piano questo ateggiamento.
Sgridare, impedire, esortare alla moderazione e distrarre quindi sono manovre che veicolano, confusamente, un messaggio di disapprovazione e squalifica. Questo sì, come già detto, può produrre un effetto negativo, e non l’atto in se, che è (ribadisco per la trentesima volta il concetto) un comportamento naturale e sano che va semplicemente gestito e mai giudicato.

Valerio Cevoli - Coordinatore Pedagogico, formatore & consulente educativo.

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