Giorgio Riolo

Giorgio Riolo

Share

Giorgio Riolo è stato responsabile dell'Associazione Culturale Punto Rosso e della Libera Università Popolare

23/10/2024

OMAGGIO A PIERO BASSO. A UN ANNO DALLA SCOMPARSA

Nel novembre dello scorso anno Piero Basso finiva i suoi giorni.
La sua scomparsa ci ha privati di una persona rara, di un compagno, di un amico. Attento, colto, sensibile, gentile.
Promotore di politica, di cultura, di attività con formazioni politiche della sinistra, con i movimenti sociali, con i sindacati, con il solidarismo, laico e religioso, con il vasto mondo dell'associazionismo.
Una sola notazione personale, giovanissimo ho attinto molto e mi sono formato anche grazie alla Lega Internazionale per i Diritti e la Liberazione dei Popoli, creata da Lelio Basso e con Piero Basso molto attivo in essa. Con il terzomondismo prima, grazie soprattutto a Frantz Fanon e a Samir Amin, e con la Lega dopo, molti di noi hanno costruito quella importante, fondamentale sensibilità internazionalista permanente, fino, nei decenni recenti, alla promozione dei Forum Sociali Mondiali e del movimento altermondialista.
Vogliamo ricordare Piero a un anno dalla scomparsa, sabato 23 novembre presso la Casa della Cultura di Milano.
Qui di seguito il programma e il volantino dell'incontro di ricordo e di riflessione a partire dal suo lascito.
Grazie per l'attenzione.

-------------------------------

Omaggio a Piero Basso
A un anno dalla scomparsa.
Testimonianze, riflessioni, ispirazioni per continuare

Milano - sabato 23 novembre 2024 - ore 15.30
Casa della Cultura - Via Borgogna 3

intervengono
Ferruccio Capelli, Luciana Castellina, Giorgio D'Amico, Corrado Mandreoli, Toni Muzzioli, Giorgio Riolo, Basilio Rizzo, Gianni Tognoni, Sara Travaglini

promuovono
Ideeinformazione, Casa della Cultura, CostituzioneBeniComuni, Rete delle Alternative, Fondazione Basso, Dar=Casa, Altreconomia

11/10/2024

FRANCO BASAGLIA E LA GIORNATA MONDIALE DELLA SALUTE MENTALE

Ieri 10 ottobre 2024 si è svolta la giornata mondiale della salute mentale. Due sole osservazioni.
L'Italia ha espresso una delle figure più importanti non solo della psichiatria, ma anche del protagonismo nell'impegno civile e nell'impegno culturale e politico. Franco Basaglia, del quale si celebra quest'anno il centenario della nascita, ha determinato una svolta epocale dalla quale hanno preso ispirazione persone e istituzioni di tutto il mondo.
L'Italia ha umiliato e continua a umiliare il molto avanzato, all'origine, Servizio Sanitario Nazionale. Dentro questa umiliazione, l'ulteriore umiliazione dei centri di salute mentale, dei Centri Psicosociali, dei servizi alla persona con disagio psichico, con vera e propria malattia mentale. Una calamità sociale, un disastro per le famiglie investite da ciò. Una vergogna dell'Italia, cosiddetta avanzata, ricca. Facente parte della banda dei G7.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia da anni l'aumento del disagio psichico e della malattia mentale, nel Nord Globale e soprattutto nel Sud Globale. Un mondo sempre più ingiusto, più diseguale. Un mondo dove le guerre vengono considerate la soluzione delle crisi globali. La guerra è trauma in sé, per le distruzioni, per le morti, per le ferite, per i dolori che causa. Ma la guerra continua nella psiche, nel trauma psichico di chi sopravvive e che ha assistito alle stragi, alle distruzioni. Ha assistito alla strage del padre, della madre, dei fratelli e delle sorelle, dei figli e delle figlie squartati, bruciati ecc. o spariti nel nulla sotto le macerie. Traumi su traumi.
"The Lancet", meritoria rivista di medicina inglese, ricorda che oltre alle circa 42.000 vittime a oggi a Gaza, ci sono molte decine di migliaia di persone sotto le macerie e molte decine di migliaia di feriti gravi che poi muoiono e che le malattie e la fame si portano via. Vergogna dell'Occidente complice in questo sterminio.
La Rete delle Alternative ha organizzato due eventi per ricordare Franco Basaglia e per ricordare il dolore individuale e collettivo, il dolore sociale ed esistenziale che comportano il disagio psichico e la malattia mentale.
Il primo si terrà il 6 novembre a Casale Monferrato a cura di Alberto Deambrogio della Rete delle Alternative del Piemonte, il secondo il 14 dicembre a Vigevano a cura del Collettivo Culturale Rosa Luxemburg - Rete delle Alternative.
Qui di seguito la locandina dell'incontro di Casale Monferrato. Seguirà altro post con la locandina dell'incontro di Vigevano.
Grazie per l'attenzione.

11/10/2024

LO STATO DEL MONDO E LE GUERRE

Riprendono gli incontri organizzati a Vigevano dal Collettivo Culturale Rosa Luxemburg - Rete delle Alternative.

Il primo incontro si terrà
sabato 19 ottobre 2024 - ore 15.30
presso
Biblioteca Civica Lucio Mastronardi - Corso Cavour 82 - Vigevano

il tema dell'incontro è
"Lo stato del mondo. Nord Globale e Sud Globale.
Le guerre, il mondo multipolare e le grandi sfide globali. La giustizia sociale e la giustizia ecologico-climatica"

partecipa
Giorgio Riolo (Rete delle Alternative)

Qui di seguito la locandina dell'incontro
Grazie per l'attenzione.

21/09/2024

Prossimo ciclo di incontri a cura del Collettivo Culturale Rosa Luxemburg di Vigevano

Riprende il ciclo di incontri a cura del Collettivo Culturale Rosa Luxemburg - Rete delle Alternative di Vigevano.
Il prossimo ciclo inizia
SABATO 19 OTTOBRE 2024 sempre ore 15.30-18
presso la
BIBLIOTECA CIVICA LUCIO MASTRONARDI
CORSO CAVOUR 82 - VIGEVANO

CULTURA E POLITICA PER L’ALTERNATIVA.
UN MONDO NUOVO È POSSIBILE
Sempre, conoscere per agire. Lo stato del mondo, le guerre, l’economia, il lavoro, la
Memoria della Resistenza europea e la memoria di chi ha operato per la liberazione
di uomini e donne dalla dannazione della malattia mentale.
La cultura quale premessa per la buona politica.

Qui sotto il programma

Anbamed - Aps per la Multiculturalità 16/09/2024

PER NON DIMENTICARE SABRA E CHATILA

Le stragi, i massacri, il genocidio. Da Sabra e Chatila a Gaza.
"E fecero strage di uomini, donne e bambini...". Una lunga storia.

Messaggio di Farid Adly e di Anbamed.

Tra il 16 e il 18 settembre 1982, l'esercito israeliano e le milizie maronite fasciste dei falangisti hanno compiuto la strage di Sabra e Chatila. La redazione di Anbamed sta preparando delle testimonianze di militanti, attivisti e intellettuali, arabi e internazionali, per ricordare come hanno vissuto quel giorno, dov'erano, come hanno saputo della notizia, cosa hanno organizzato o a che iniziativa hanno partecipato. La memoria come antidoto all'oblio. Grazie.
Farid Adly. www.anbamed.it

Iscrivetevi alla newletter con i resoconti quotidiani sugli avvenimenti in Medioriente

Anbamed - Aps per la Multiculturalità Anbamed

22/08/2024

Tolstoj, un classico sempre vivo e attuale

Alcuni anni fa avevo messo assieme alcune note introduttive a opere di Lev N. Tolstoj. Facevo riferimento alla "Resistenza culturale e morale", tanto più necessaria nel nostro tempo.
Tolstoj, come i grandi della letteratura, quali coscienze critiche in nostro aiuto e soccorso. Al tempo della manipolazione, della volontà di renderci sudditi e non cittadini e cittadine sovrani, autonomi, critici.
Nel preparare il libro "La via del classico", sintesi degli incontri di letteratura che nel corso degli anni ho svolto nei cicli "La letteratura come vita e come riflessione sulla vita. Il classico che è in noi", ho ripreso quella nota. L'ho rivista e aggiornata, ampliandola.
Vi segnalo questa nota. Qualora si avesse voglia, in questo scampolo di agosto, di leggere o di rileggere anche solo qualcuno degli stupendi racconti di Tolstoj. Fuori discussione "Guerra e pace", "Anna Karenina" e "Resurrezione", naturalmente.
Sempre come "Resistenza culturale e morale", nel contesto delle brutture che ci attorniano, e magari come sprone ad agire socialmente e politicamente per combattere quelle brutture.
La nota introduttiva in formato pdf è in
www.giorgioriolo.it

GIorgio Riolo, tra letteratura, storia e politica, Università Popolare. 12/08/2024

Balzac e il nostro tempo

Si ripropone qui una nota introduttiva a Honorè de Balzac ripresa dagli incontri di letteratura “La letteratura come vita e come riflessione sulla vita. Il classico che è in noi”. Vedi in www.giorgioriolo.it
Nel ciclo 2009-2010 due incontri furono dedicati al grande romanzo dello scrittore francese "Illusioni perdute". Qui si completa la nota introduttiva con il romanzo "Splendori e miserie delle cortigiane", concepito come continuazione di "Illusioni perdute". Nello stesso ciclo di incontri si lesse il romanzo breve o racconto lungo "Gobseck", quale carattere tipicamente balzachiano dell’usuraio, della passione esclusiva per il denaro e per l’accumulazione, come fine in sé. In altri cicli degli anni successivi si lessero i romanzi "Papà Goriot" e "Eugenie Grandet".
Oltre al piacere della narrazione, dello specifico estetico, del valore letterario, la ragione dell’importanza di Balzac nel nostro tempo risiede proprio nel fatto che la sua opera ci aiuta a comprendere molti aspetti della nostra società. Delle sue dinamiche, dei sui tratti distintivi, nelle sue dimensioni, economica, sociale, politica, antropologica. Con annessi tipi umani. Caratteri che si ritrovano nel nostro tempo e che egli coglieva magistralmente nel suo tempo, nella Francia della Restaurazione e nel capitalismo del primo Ottocento.
Non ultimo il mondo del giornalismo e dell’editoria. Così come descritto magistralmente in "Illusioni perdute" e in "Splendori e miserie delle cortigiane".
Informazione e media, allora e oggi, quale apparato indispensabile. Ai fini del profitto in economia e del potere politico. Molta parte di questo mondo oggi al servizio del potere delle oligarchie contemporanee. Che imperversano, che manipolano, che manomettono il mondo, il pianeta. Che fomentano guerre e che sono all’origine delle crisi globali del nostro tempo.

Honorè de Balzac

Nasce a Tours nel 1799 e muore a Parigi nel 1850. Il provinciale quindi, il quale, come molti personaggi dei suoi romanzi, vede nella città-mondo Parigi il luogo d’attrazione, il centro gravitazionale, il luogo dove è possibile realizzare la propria scalata sociale, realizzare le proprie ambizioni letterarie, realizzare la propria personalità.
Balzac tentò di compiere dapprima la via della letteratura, ma subito dovette ripiegare sulla via del giornalismo, del critico teatrale, dell’editoria. Campi così ben conosciuti tanto che in seguito rappresenterà questi mondi nella perfezione dei romanzi Illusioni perdute e Splendori e miserie delle cortigiane.
Se il romanzo, come disse Hegel, è “l'epopea della società borghese”, Balzac è il letterato che, nella prima metà dell'Ottocento, ha saputo subito interpretarne il valore, la forza, la capacità di penetrare in tutte le classi sociali.
Balzac è, secondo la celebre definizione di Roland Barthes, “il romanzo fatto uomo, il romanzo definitivo, il romanzo assoluto”.
Monarchico e legittimista, come credo politico e ideale, egli ammirava l'aristocrazia, ma si avvide che nella Francia della Restaurazione essa era destinata all'inesorabile tramonto, a essere sostituita da altri soggetti sociali, anche se lontani erano i tempi, e i pericoli per le vecchie classi dominanti, della Rivoluzione e dell’epopea napoleonica.
I veri eroi del suo tempo, per Balzac, sono i repubblicani, gli oppositori. Ma a decisamente minare il vecchio ordine era la nascente, rapace società capitalistica, la nascente borghesia, dei sordidi affari della piccola borghesia, dell'ascesa della grande borghesia dei banchieri e dei pescecani della finanza, della passione irrefrenabile per il denaro, per l'accumulazione come fine in sé. Il protagonista assoluto nel dramma sociale è il denaro.
Lo stesso Balzac testimonia direttamente questo stato di cose. Dopo la Rivoluzione di Luglio del 1830, “È un errore credere che sia il re Luigi Filippo a regnare, ed egli non si inganna in questo punto. Egli sa, come tutti noi, che al di sopra della Costituzione c'è il sacro, venerabile, solido, amabile, grazioso, splendido, nobile, giovane, potentissimo pezzo da cinque franchi”.
Il denaro è il solvente universale dei rapporti sociali, dei rapporti famigliari, dei rapporti comunitari, insomma dell'intero assetto precapitalistico e protocapitalistico. Al contempo è il potente legame sociale della società capitalistica ormai affermata. Merce e denaro, le figure concrete e astratte dei rapporti umani alienati della società moderna.
Marx ed Engels compresero profondamente Balzac. Marx fu suo ammiratore e si proponeva di scrivere un saggio sullo scrittore francese, cosa che poi non realizzò. Engels del pari comprese la sua forza letteraria e la sua capacità analitica della società capitalistica. Scrisse a Margaret Harkness nel 1888 “Ho imparato [da Balzac] più che da tutti gli storici, gli economisti e gli statistici dell'epoca messi insieme”.
Come Dante, nella "Commedia", sintetizzò il mondo medievale, nella fase del suo tramonto, e descrisse e creò potenti tipi umani e caratteri, così Balzac, da naturalista, da anatomopatologo, analizzò, descrisse, interpretò, rappresentò la nascente società capitalistica e i tipi umani di questa società, “un corpo dove, come il sangue, circola il denaro”. La sua "Comedie Humaine" è questa potente costruzione, è il titolo complessivo entro cui in seguito ordinò la prodigiosa creazione di circa 137 tra romanzi, novelle, saggi, e di circa 3.000 personaggi. “La mia Commedia Umana è una grande storia dell'uomo. La società francese è lo storico, io non devo che esserne il segretario”.
Balzac si attiene alle istanze del romanticismo ottocentesco e crede pertanto alla integrità umana, ma la dinamica inesorabile del capitalismo sospinge allo smembramento di questa integrità, sospinge all'uomo unilateralizzato, parcellizzato. E allora occorre lucidità, capacità analitica, la tensione al realismo integrale, non fermarsi solo alla superficie dei fenomeni sociali e umani e penetrare in profondità e capire la dinamica profonda, non visibile immediatamente.
È, come nel Novecento dirà György Lukács, il trionfo del grande realismo in letteratura. Anche se Baudelaire parlerà, nel caso di Balzac, di “realismo visionario”, essendo egli anche il creatore di figure e di caratteri che si vedranno soprattutto in azione ai tempi di Napoleone III, nel Secondo Impero, nell'epoca posteriore alla morte del grande letterato.
Balzac è il poeta di Parigi. La città-mondo per eccellenza, il teatro di drammi, di avventure, di vicende umane di tutte le classi sociali. È colui che sa descrivere e penetrare nel profondo i tanti tipi umani, gli ambienti, la totalità sociale. È aristocratico come aspirazione e capisce e descrive molto bene il borghese, è borghese nei fatti e descrive in modo impareggiabile la ancora fiorente, ma destinata a morire, aristocrazia. Il denaro è, come si dice in "Eugenie Grandet", “il solo dio moderno”, è il protagonista assoluto, e il XIX è “il secolo del denaro”.
Parigi è il teatro e il palcoscenico dei drammi dei personaggi e delle classi sociali, dai bassifondi, dagli ambienti popolari e della piccola borghesia, dagli odori e dalle tinte forti, dalla pensione Vauquer, crocevia e microcosmo in "Papà Goriot", agli ambienti rarefatti, sfarzosi, dei palazzi aristocratici, della grande borghesia parigina. La totalità sociale è rappresentata. Ogni aspetto o ambiente della città è rappresentato nelle opere balzachiane.
Balzac è del pari il poeta della provincia francese in questo caso. Provinciale egli stesso capisce nel profondo Parigi in quanto provinciale ambizioso (come Lucien Chardon, come Eugène de Rastignac) che va all'assalto del gran mondo della città per affermarsi. E, dialetticamente, comprende la Provincia in quanto Parigino, con lo sguardo di chi ha compreso lo spirito della la città-mondo.
Nel mentre attende, nel 1834, proprio alla stesura di "Papà Goriot", all'autore balena l'intuizione di una sua originale creazione, il cosiddetto “ritorno dei personaggi”, i caratteri e i tipi umani “ricorrenti”, che si ripresentano in altri romanzi.
Così Rastignac, in "Papà Goriot" nei panni iniziali di un giovane e ingenuo studente di provincia che si accinge alla scalata sociale, desideroso di entrare nel gran mondo, era già apparso, adulto dandy, in "La pelle di zigrino" e riapparirà in "Illusioni perdute" e in "Splendori e miserie delle cortigiane".
Così Lucien Chardon protagonista in "Illusioni perdute" e in "Splendori e miserie delle cortigiane". Così Vautrin. L’ex forzato Jacques Collin appare Vautrin in "Papà Goriot", poi nelle mentite spoglie del prete gesuita spagnolo Carlos Herrera in "Illusioni perdute" e ancora in "Splendori e miserie delle cortigiane".

"Illusioni perdute" e "Splendori e miserie delle cortigiane"

Una nota introduttiva complessiva dei due romanzi si impone dal momento che "Splendori e miserie delle cortigiane" fu scritto bensì come romanzo autonomo, ma è stato anche concepito da Balzac come continuazione di "Illusioni perdute".
Balzac, quando apparve "Illusioni perdute", scrisse a Madame Hanska, la nobildonna polacca con cui era in corrispondenza, “Opera capitale nell’opera”. Il romanzo restituisce l’autentico mondo balzachiano con tale evidenza e con tale forza che la definizione dell’autore è pienamente giustificata.
Nel procedere della produzione letteraria, Balzac, a un certo punto pensa di dare un ordine ai suoi romanzi e ai suoi racconti. Concepisce un vasto affresco a cui dà il titolo di "Comedie Humaine", sul calco della "Commedia" dantesca. Le analogie sono tante, ma soprattutto l’analogia più evidente, più importante per l’autore, è la rassegna di personaggi, di tipi umani così nettamente definiti e caratterizzati che Dante esibisce nel procedere nel viaggio dell’oltretomba dall’Inferno al Paradiso.
Così Balzac nella società sua contemporanea. Personaggi e tipi umani, dalle creature angeliche, innocenti, buone, ai tipi, uomini e donne, depravati, nella smania del potere, dell’ambizione, della scalata sociale, della ricchezza, dell’accumulazione e dell’avarizia, del possesso del denaro. Con la consueta, e molto ampia, “zona grigia”, di tipi umani intermedi.
È “romanzo dell’ambizione”. Il giovane provinciale Lucien Chardon, bello di aspetto, nutrito di poesia e di letteratura, ambizioso, il quale mira a lasciare la cittadina di origine Angoulême per affermarsi nel gran mondo di Parigi, città-mondo per eccellenza, centro gravitazionale per chi ambisce a fare la scalata sociale. Nel suo caso, per la gloria letteraria e per le avventure sentimentali. Lo stesso Balzac confessava il fine suo. “Essere celebre ed essere amato”, così Lucien, il quale abbandona il suo mondo di affetti, la madre, la sorella Ève e il lavoro di proto presso la stamperia del futuro cognato David per conseguire tale fine.
Il romanzo della vita provinciale e il romanzo della vita parigina, a un tempo. Nella costruzione fatta da Balzac, la saldatura tra “Scene della vita di provincia” e “Scene della vita parigina”. Le due sezioni che, con la terza “Scene della vita privata”, compongono la "Commedie".
È “romanzo della delusione”. Già nel titolo si richiama questa dimensione umana, un genere letterario importante, con capostipite il romanzo moderno per eccellenza, il "Don Chisciotte" di Cervantes e con l’esempio celebre nell’Ottocento del posteriore romanzo di Gustave Flaubert "L’educazione sentimentale". I sogni giovanili, il prometeismo e il messaggio di onnipotenza tipici della società capitalistica, soprattutto nell’Ottocento, dopo la rivoluzione industriale inglese e dopo la rivoluzione politica francese, si infrangono contro i limiti posti dalla stessa società capitalistica.
Il “romanzo della capitalizzazione dello spirito” (György Lukács), l’attività intellettuale, il giornalismo, la letteratura e l’editoria al servizio dell’accumulazione, al servizio delle manovre e delle imposture del potere. Si parla di vera e propria “prostituzione intellettuale”. Un personaggio del romanzo, il cinico Félicien Vernou, dice allo sprovveduto Lucien, a proposito dell’attività giornalistica, “Noi siamo commercianti di parole e viviamo del nostro commercio”.
Il “romanzo del denaro”. Come la gran parte dei romanzi e dei racconti di Balzac. Il denaro quale leva potente, quale strumento fondamentale per affermarsi, per la scalata sociale. In questo caso non la sola leva. L’intelligenza ha un suo ruolo. Più dal lato della capacità di manovra, della capacità dell’adeguamento dei mezzi ai fini proposti, dal lato del sapersi districare nella giungla di Parigi.
Il romanzo è diviso in tre parti. Nella prima, "I due poeti", Lucien già rivela la sua indole. Il giovane di bel aspetto, con un discreto talento artistico-letterario, ma dalla fibra morale debole. È sospinto e agevolato dall’abnegazione della madre e della sorella Ève e favorito dalla signora de Bargeton, nobildonna provinciale, presso il cui salotto è invitato e valorizzato. Di contro l’amico David Sechard. Solido e integro, con il sicuro fondamento nell’attività di stampatore e nell’amore corrisposto per Ève. Figlio di farmacista, quindi “borghese”, aspira ad essere annoverato tra gli aristocratici. E si fa chiamare Lucien de Rubempré, dal cognome della madre, di lontane origini nobili.
Nella seconda parte, "Un grand’uomo di provincia a Parigi", Lucien si trova a misurarsi con la città e con l’agognata esperienza della realizzazione delle sue aspirazioni. “Essere celebre ed essere amato”.
La dura realtà lo mette di fronte, per un verso, al sottobosco di faccendieri dell’editoria, del teatro, dei giornali. Affaristi, imbroglioni, arrivisti ecc. e qui i maestri sono Ètienne Lousteau e lo stampatore Dauriat. A costoro si contrappone la cerchia di giovani poeti e scrittori del Cenacolo, con esponente principale Daniel d’Arthez. Il debole Lucien è combattuto tra questi due poli. Da una parte l’autenticità, l’arte, la letteratura, la poesia, dall’altra ogni manovra, anche sordida, per raggiungere il successo.
In questo contesto, Lucien giunge ad abbandonare il campo liberale per abbracciare il campo monarchico nei rispettivi fogli di giornale. Con il risultato che alla fine si trova inviso e osteggiato da molti.
Nell’altro verso, il successo sentimentale. Abbandonato dalla signora de Bargeton, Lucien trova in Coralie un’attrice devota, “cortigiana-prostituta”, che lo ama sinceramente e che si spende per assicurare al giovane la posizione che merita. La morte di Coralie e il rovinoso esito del suo tentativo di ottenere il titolo nobiliare, indebitato e ormai scoraggiato, inducono Lucien a far ritorno ad Angoulême confidando nell’aiuto della sua famiglia.
È la terza parte del romanzo, "Le sofferenze di un inventore". Qui il generoso David è alle prese con la sua ricerca di un modo più economico per produrre la carta. I fratelli Cointet trovano il modo di rovinare lo stampatore e di impadronirsi della lucrosa nuova tecnica. David ed Ève tuttavia hanno modo di riprendere la loro sobria esistenza anche grazie all’eredità lasciata dal vecchio Sechard. Lucien medita il suicidio e proprio quando si risolve ad attuarlo, gettandosi nelle acque del fiume vicino ad Angoulême, un misterioso personaggio di passaggio, il prete gesuita spagnolo Carlos Herrera, in realtà l’ex forzato Jacques Collin, Vautrin in Papà Goriot, lo persuade a desistere.
Vautrin vede in Lucien il giovane, bello, ma debole di carattere, di cui servirsi nelle sue manovre. Di contro al bel giovane provinciale, ma di forte carattere, Èugene de Rastignac che aveva tentato di far suo alla pensione Vauquer in Papà Goriot.
È questo il passaggio narrativo inteso quale saldatura tra "Illusioni perdute" e "Splendori e miserie delle cortigiane".
Lucien al seguito di Vautrin ritorna a Parigi. C’è una continuità evidente nei due romanzi. In primo luogo, si può parlare di cicli. Il “ciclo di Lucien”, il “ciclo di Vautrin” e il “ciclo di Rastignac”. I personaggi ritornano. Per esempio, Vautrin e Rastignac erano già presenti in "Papà Goriot". E poi il mondo giornalistico, il mondo del teatro, l’editoria, gli arrivisti, le cortigiane, gli aristocratici ecc. Ma in questo romanzo interviene una differenza di composizione da parte di Balzac.
Come scrive sempre a Madame Hanska nel 1843 “Faccio del Sue allo stato puro”. "Splendori e miserie delle cortigiane" è un "roman feuilleton", vale a dire viene pubblicato dapprima come romanzo d’appendice, a puntate, su giornali e riviste. E come facevano Eugène Sue, Alexandre Dumas e altri romanzieri impegnati in tale genere letterario ed editoriale, tra una puntata e l’altra, occorre sorprendere, occorre attrarre il lettore, con colpi di scena, con sorprendenti sviluppi nella trama, nei personaggi ecc. Con qualche eccesso, con qualche caratterizzazione dalle tinte forti.
Tuttavia ciò non altera la capacità balzachiana di rendere un mondo, di cogliere colori forti, qui sicuramente, ma anche tenui e molte sfumature, di offrirci “il piacere della narrazione”, tipico dei grandi romanzi realistici dell’Ottocento.
Il fine posto da Vautrin di procacciare “il capitale necessario alle loro ambizioni”, e quindi anche delle ambizioni di Lucien, lo si consegue in questa vicenda utilizzando la bella cortigiana Esther van Gobseck, anch’ella sinceramente innamorata di Lucien. Il barone di Nucingen ottiene una notte d’amore con Esther pagando un milione di franchi. Il suicidio di Esther, dopo il fatto, increscioso per lei, pone la polizia sulle orme di Vautrin e di Lucien.
Entrambi incarcerati alla Conciergerie, Lucien alla fine si impicca e Vautrin, depositario di lettere compromettenti di alcune signore aristocratiche, viene rilasciato dalle autorità per non creare ulteriori scandali. Vautrin si offre quindi come informatore ed entra nella polizia parigina, divenendone capo.
Il personaggio storico reale a cui si ispirò Balzac per costruire questa figura così importante nei suoi romanzi fu Eugène François Vidocq (1775-1857). Avventuriero, ex forzato e infine capo della agenzia investigativa della sicurezza nazionale francese.
La filosofia complessiva del machiavellismo-realismo balzachiano, perfetto calco della dinamica sociale capitalistica e della dinamica sociale della Francia della Restaurazione, così ben espresso nei due romanzi in questione, è rivelata in maniera compiuta nel finale di "Illusioni perdute". Jacques Collin-Vautrin-Carlos Herrera impartisce la lezione all’ingenuo Lucien. Le regole del gioco nella società non si discutono, se ne prende atto e ci si conforma, pena la rovina, per non soccombere. E pertanto, conclude l’ex forzato, occorre prendere gli uomini per quello che sono, “dei mezzi”.
Il rovesciamento perfetto dell’imperativo categorico dell’etica kantiana che prescrive “agisci in modo da trattare l’umanità, sia nella tua persona, sia in quella di ogni altro, sempre anche come fine, mai solo come mezzo”.

Bibliografia minima – Honoré de Balzac (con speciale riguardo per "Illusioni perdute" e "Splendori e miserie delle cortigiane")

Retroterra storico
Storia moderna e storia contemporanea della Francia in un buon manuale di storia per le scuole superiori. Si indica in primo luogo:
Bontempelli-Bruni, "Storia e coscienza storica", Trevisini Editore, Milano (in tre volumi, quindi le parti contenute nel secondo, la Francia prerivoluzionaria, la Rivoluzione Francese e gli esiti postrivoluzionari e Napoleone, e nel terzo, dalla Restaurazione alla rivoluzione del 1848).

Monografia e saggi su Balzac
Francesco Fiorentino, "Introduzione a Balzac", Laterza
György Lukács, "Saggi sul realismo", Einaudi (i saggi dedicati a Balzac).
Le pagine precise e illuminanti dedicate a Balzac nella grande opera di Arnold Hauser, "Storia sociale dell'arte", Einaudi. Nel volume quarto, nel capitolo “La generazione del 1830”.
La monografia dedicata a Balzac nella vecchia collana “I Giganti” della letteratura presso Mondadori. Ricca, esaustiva, di facile e gradevole consultazione. Contiene un importante apparato iconografico.

Edizioni italiane delle opere
Numerose edizioni economiche in commercio nella Bur Rizzoli, nei Grandi libri Garzanti, negli Oscar Mondadori, nei Classici Feltrinelli e nella economica Newton Compton.
Nei Meridiani Mondadori sono finora usciti tre volumi della "Commedia umana", a cura di Mariolina Bongiovanni Bertini. La studiosa ha redatto ottime introduzioni. Notevole l’apparato di note. Nel volume secondo sono pubblicati i due romanzi "Illusioni perdute" e "Splendori e miserie delle cortigiane".
Negli anni sessanta Gherardo Casini Editore ha pubblicato “I capolavori della Commedia Umana” in sei volumi.
Edizioni economiche dei due romanzi nei Grandi libri Garzanti, nella Bur Rizzoli, negli Oscar Mondadori e nella economica Newton Compton. Di "Splendori e miserie delle cortigiane" si segnala la vecchia edizione della Nuova Universale Einaudi e degli Einaudi Tascabili.

GIorgio Riolo, tra letteratura, storia e politica, Università Popolare. Qui puoi trovare le riflessioni di Giorgio Riolo sulla storia, la letteratura e la politica, nonchè gli audio delle sue lezioni all'Università Popolare di Milano.

24/07/2024

Chris Hedges sugli Usa oggi. Chi comanda veramente.

Chris Hedges è giornalista d'inchiesta e fine analista statunitense. Le sue analisi sul ruolo Usa nella guerra in Ucraina e nel massacro-genocidio a Gaza e in Palestina sono preziose, senza sconti.
Quello che segue è un suo breve intervento. In mezzo all'orgia di parole dei media compiacenti, servili, almeno qui in Italia, che in questi giorni ci riferiscono di quello che accade al centro dell'Impero.
Biden, Trump, Harris ecc. Maschere teatrali. Le oligarchie che veramente comandano negli Usa. E manomettono, con altri attori sicuramente di altre aree del pianeta, il mondo.

-----------------------------------------------------------

Le mie riflessioni sull'abbandono di Biden

Chris Hedges

Joe Biden è stato abbandonato dalla stessa classe di miliardari che ha assiduamente servito nel corso della sua carriera politica. A malapena in grado di districarsi tra le parole di un suggeritore elettronico e non sempre consapevole di ciò che accade intorno a lui, i suoi sostenitori miliardari hanno staccato la spina.
Egli era la loro creatura dall'inizio alla fine, ricoprendo cariche politiche federali per 47 anni. È stato usato come antagonista per sconfiggere Bernie Sanders alle primarie del 2020 ed è stato consacrato come candidato nel 2024 in primarie in stile sovietico. La classe miliardaria ora consacrerà qualcun altro. Gli elettori del Partito Democratico sono comparse di scena in questa farsa politica. Donald Trump, a differenza di Kamala Harris o di qualsiasi altro esponente di apparato che la classe miliardaria sceglie come candidato alla presidenza, ha una vera base, coinvolta e impegnata, per quanto fascista.
In "Hi**er e i tedeschi", il filosofo politico Eric Voegelin respinge l'idea che Hi**er - dotato di oratoria e di opportunismo politico, ma poco istruito e volgare - abbia ipnotizzato e sedotto il popolo tedesco. I tedeschi, scrive, hanno sostenuto Hi**er e le “figure grottesche e marginali” che lo circondavano perché egli incarnava le patologie di una società malata, colpita dal disastro economico e dalla disperazione.
Voegelin definisce la stupidità come una “perdita di realtà”. La perdita della realtà significa che una persona “stupida” non può “orientare correttamente la sua azione nel mondo in cui vive”. Il demagogo, che è sempre un id**ta, non è un fenomeno da baraccone o una mutazione sociale. Il demagogo esprime lo spirito del tempo della società in cui vive.
Biden e il Partito Democratico sono responsabili di questo Zeitgeist, di questo spirito del tempo. Hanno operato per la deindustrializzazione degli Stati Uniti, facendo in modo che 30 milioni di lavoratori perdessero il posto di lavoro per mezzo di licenziamenti di massa. Come scrivo in "America, The Farewell Tour", questo assalto contro la classe operaia ha creato una crisi che ha costretto le élite al potere a ideare un nuovo paradigma politico.
Sbandierato da media compiacenti, questo paradigma ha spostato l'attenzione dal bene comune alla razza, al crimine, alla legge e all'ordine. Biden è stato l'epicentro di questo cambiamento di paradigma. A coloro che stavano subendo un profondo cambiamento economico e politico è stato detto che la loro sofferenza non derivava dal militarismo dilagante e dall'avidità delle società per azioni, ma da una minaccia all'integrità nazionale.
Il vecchio consenso che sosteneva i programmi del New Deal e dello stato sociale è stato attaccato in quanto favoriva i giovani neri criminali, le “regine del welfare” e altri presunti parassiti sociali. Questo ha aperto le porte a un finto populismo, avviato da Ronald Reagan e da Margaret Thatcher, che avrebbe dovuto difendere i valori della famiglia, della moralità tradizionale, dell'autonomia individuale, della legge e dell'ordine, della fede cristiana e avrebbe permesso il ritorno a un passato mitico, almeno per gli americani bianchi. Il Partito Democratico, soprattutto sotto Bill Clinton e Joe Biden, è diventato in gran parte indistinguibile dall'establishment del Partito Repubblicano al quale è ora alleato.
Il Partito Democratico rifiuta di accettare la propria responsabilità per l’occupazione delle istituzioni democratiche da parte di un'oligarchia rapace, per la grottesca disuguaglianza sociale, per la crudeltà delle multinazionali predatrici e per un militarismo incontrollato.
I Democratici consacreranno un altro politico amorale, probabilmente Kamala Harris, da usare come maschera teatrale in grado di favorire la smisurata cupidigia delle società per azioni, la follia della guerra infinita, la facilitazione del genocidio e l'assalto alle nostre libertà civili più basilari. I Democratici, strumenti di Wall Street, ci hanno dato Trump e i 74 milioni di persone che hanno votato per lui nel 2020. Sembrano pronti a darci di nuovo Trump. Che Dio ci aiuti.

Want your school to be the top-listed School/college?

Website

http://www.puntorosso.it/