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Studia online con professionisti in carne ed ossa. Lezioni individuali su misura con insegnanti madrelingua che parlano italiano. Cosa aspetti?

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25/05/2020

NUOVO CORSO SERALE ONLINE

CLASSI DI CONVERSAZIONE IN INGLESE PER LIVELLO INTERMEDIO

SpeakOn è lieta di presentarvi un corso tutto nuovo in lingua inglese!
Resta comodo sul tuo divano e collegati direttamente con un’insegnante madrelingua.
Cinque incontri di due ore con la nostra adorabile teacher Ilona, con cui potrete dare sfogo alla vostra irrefrenabile voglia di parlare in inglese.
Lezioni in piccoli gruppi tramite Zoom, bastano un computer e una buona connessione.

Tema degli incontri: il lockdown.

Incontro 1
30 giugno ore 20.00 - 22.00
Self discovery and mindfulness

Incontro 2
7 luglio ore 20.00 - 22.00
Education

Incontro 3
14 luglio ore 20.00 - 22.00
Exercise

Incontro 4
21 luglio ore 20.00 - 22.00
Holidays

Incontro 5
28 luglio ore 20.00 - 22.00
Film and TV

Il corso è rivolto principalmente a studenti di inglese di livello intermedio (B1-B2).

Modalità di iscrizione:
Contattateci a [email protected] oppure al +39 351 670 5110.
Il corso prevede un minimo di 4 ed un massimo di 8 partecipanti.
Le iscrizioni saranno aperte fino al 23 giugno 2020.

Quota di partecipazione: 100 euro a persona.
Modalità di pagamento con bonifico bancario.

04/05/2020

ALCUNE PAROLE FRANCESI CHE USIAMO ANCHE IN ITALIANO

L’italiano ed il francese sono entrambe lingue di origine latina, e hanno molto in comune. Sono moltissime le parole francesi prese in prestito dagli italiani, soprattutto nel mondo della moda, della cucina, dell’arte e dell’arredamento.

Eccone alcune:

Abat-jour
Brioche
Buffet
Camion
Chef
Chignon
Cyclette
Dessert
Collant
Garage
Gilet
Moquette
Mousse
Papillon
Parquet
Roulotte
Souvenir
Tapis roulant

06/04/2020

8 BELLISSIME PAROLE INGLESI

L’inglese, con la sua storia e le sue tradizioni, è forse una delle lingue con maggiore varietà lessicali al mondo. Conta infatti più di un milione di parole (1.022.000 per la precisione, secondo l’università di Harvard), e come tutte le lingue è in costante evoluzione.
Ma l’inglese è anche una lingua affascinante e melodica. Ecco alcune delle parole inglesi considerate più belle dagli stranieri.

Bumblebee = il bombo, una forma di ape piccola e grassoccia.

Epiphany= una rivelazione, una realizzazione importante nella propria vita.

Ethereal = trasparente, delicato ed evanescente

Homesick = nostalgia di casa

Mellifluous = soave, dolce e melodioso

Oblivion = oblio, dimenticatoio

Petrichor = il profumo della pioggia sulla terra asciutta

Vellichor = la malinconia data dai libri di seconda mano

Timeline photos 01/04/2020

25/03/2020

5 PAROLE INGLESI INTRADUCIBILI IN ITALIANO

Ecco alcune parole usate nella lingua inglese che non hanno una traduzione letterale in italiano.

Brunch
Contrazione di breakfast e lunch, è diventato ormai una tradizione anche in Italia, e si riferisce ad un pasto salato e dolce che si può consumare appunto a metà mattina, più tardi di una normale colazione, ma prima di un normale pranzo.

Fluffy
Questa parola si usa per definire tutto ciò che è va****so, soffice e arioso. Si usa soprattutto per descrivere, in modo positivo, il pelo di cani e gatti.

Serendipity
Serendipity indica la sensazione di felicità di trovare qualcosa di inaspettato, quando in realtà si stava cercando tutt’altro. Il termine, coniato alla fine del ‘700, è diventato famoso nel 2001 grazie all’omonima commedia romantica del 2001.

Swag
Nonostante sia stata inventata da William Shakespeare, questa parola è diventata popolare solo recentemente, soprattutto tra i più giovani. Originariamente usata per dire “fare lo spaccone”, oggi si può tradurre con “avere stile”.

Wanderlust
Presa in prestito dal tedesco durante il Romanticismo, wanderlust descrive un’irrefrenabile passione per il viaggio e il desiderio di scoperta di mondi esotici e lontani.

14/03/2020

7 LINGUE PARLATE IN ITALIA OLTRE ALL’ITALIANO

Nonostante la lingua ufficiale sia l’italiano, l’Italia vanta numerose lingue parlate in tutta la pen*sola. La nazione italiana è infatti politicamente molto giovane, di conseguenza le lingue parlate prima dell’unificazione sono rimaste nel territorio sotto forma di dialetti. Numerarli tutti è praticamente impossibile, infatti i dialetti variano non solo da regione a regione, ma anche da città a città.
Ecco alcune delle lingue e dialetti più interessanti parlati nel Belpaese.

SARDO
Con un mix di latino, punico, italiano e spagnolo, il sardo è un idioma neolatino parlato da più di un milione di parlanti. Geograficamente isolata, è la lingua che è rimasta più simile al latino.

CATALANO
Il catalano arriva in Sardegna, precisamente nella città di Alghero, agli inizi del XIV secolo, quando i conquistatori aragonesi scelgono dei funzionari catalani per ricoprire alcune importanti cariche pubbliche. Da allora questa lingua rimane stabile nella città, mescolandosi al sardo e all’italiano e dando origine al catalano algherese, riconosciuto ufficialmente dalla Repubblica Italiana come lingua minoritaria.

LADINO
Con poco più di 30.000 parlanti, il ladino è una lingua molto antica, ancora parlata a cavallo tra Dolomiti, Friuli e Cantone dei Grigioni in Svizzera. Di origine romanza, è sopravvissuta grazie all’isolamento delle sue valli.

SUDTIROLESE
Parlato in Alto Adige nella provincia di Bolzano, è una variante del tedesco, molto simile a quello di Austria e Bavaria. Risale ai tempi in cui la regione era ufficialmente parte del dominio austriaco, ceduta poi agli italiani dopo la prima guerra mondiale.

OCCITANO
Lingua romanza tra le più antiche, l’occitano è parlato in Occitania, una regione che si estende dal Piemonte occidentale fino a tutta la Francia meridionale. Nel XII secolo era la lingua prediletta per la letteratura e la poesia cavalleresca.

FRIULANO
Di origine latina, il friulano si è sviluppato nella regione delle Alpi carniche, mescolandosi prima alle lingue celtiche, e poi a quelle slave e germaniche. Longobardi, goti, franchi e tedeschi hanno infatti dominato la regione del Friuli per oltre 900 anni.

ALBANESE
Dopo la conquista di Costantinopoli da parte degli Ottomani nel ‘400, molte popolazioni dell’area balcanica decidono di migrare in tutto il Mediterraneo per sfuggire alla dominazione turca. È così che gli albanesi si stabiliscono in numerose aree del sud Italia, soprattutto in Puglia occidentale, portando la propria lingua a mescolarsi con i dialetti della zona, e dando origine all’albanese d’Italia.

09/03/2020

IL LATINO NELL’ITALIANO QUOTIDIANO

L’italiano vanta numerosi prestiti da altre lingue, soprattutto inglese e francese. Basti pensare ad espressioni come “meeting”, “manicure” o “dejà vú”, ormai entrate a far parte dell’italiano di tutti i giorni. Tuttavia, essendo l’italiano il discendente più diretto del latino, non possono mancare parole ed espressioni tipiche della lingua dei nostri antenati.
Ecco una lista con alcune locuzioni latine che gli italiani usano tutti i giorni.

De gustibus (non est disputandum): letteralmente “sui gusti non si discute”. Questa espressione è usata per sottolineare che ognuno ha i propri gusti, e che le preferenze sono un fattore del tutto soggettivo.

Do ut des: letteralmente “do così ricevo”. Si usa per indicare uno scambio di favori.

Excursus: una divagazione, una digressione.

Incipit: l’inizio. Si usa soprattutto in ambito letterario (ad esempio l’incipit di un’opera importante).

In itinere: letteralmente “in corso, in viaggio”. Si usa per descrivere un processo che non è ancora del tutto completo.

Lapsus: una dimenticanza, un errore di distrazione.

Non plus ultra: si usa per parlare di qualcosa che è “il meglio del meglio”, qualcosa di eccellente nel proprio campo.

Post scriptum: letteralmente “dopo lo scritto”. Si usa soprattutto nell’italiano scritto, dopo un testo principale, per aggiungere una nota.

Sui generis: è usato per parlare dell’originalità e unicità di qualcosa.

Una tantum: “una volta sola”. Si usa per descrivere un evento che non si ripeterà una seconda volta.

Timeline photos 05/03/2020

03/03/2020

ORIGINE DELLA PAROLA “CIAO”

Da dove arriva la parola “ciao”? Questo termine deriva dall’antico veneziano s’ciavo, una forma di saluto reverenziale che può essere tradotto con “(sono suo) schiavo”, che a sua volta troverebbe origine nel tardolatino sclavus.
Nonostante sia diventato di uso comune solo all’inizio del Novecento, il termine era già presente nel XVIII secolo nelle commedie di Carlo Goldoni.
Un’etimologia analoga la si può trovare in servus, una forma di saluto diffusa nell’Europa centrale.
Nelle sue varianti, la si trova anche in tedesco bavarese (na servus), in ungherese (szervusz) e in svedese (tjena, da tjänare, che significa appunto “servitore”).

Timeline photos 26/02/2020

24/02/2020

10 FALSI AMICI IN LINGUA INGLESE

Ecco dieci parole inglesi che, nonostante sembrino molto simili all’italiano, hanno in realtà un significato completamente diverso.

Actually: non significa “attualmente”, ma “effettivamente”. Per dire “attualmente”, usate piuttosto: “now”.

Annoying: non significa “noioso”, ma “fastidioso”. Per dire “noioso”, usate piuttosto: “boring”.

Argument: non significa “argomento”, ma “discussione”. Per dire “argomento”, usate piuttosto: “subject”.

Estate: non significa “estate”, ma “agenzia immobiliare”. Per dire “estate”, usate piuttosto: “summer”.

Eventually: non significa “eventualmente”, ma “alla fine”. Per dire “eventualmente”, usate piuttosto: “possibly”.

Large: non significa “largo”, ma “grande”. Per dire “largo”, usate piuttosto: “wide”.

Library: non significa “libreria”, ma “biblioteca”. Per dire “libreria”, usate piuttosto: “bookstore”.

Notice: non significa “notizia”, ma “avviso”. Per dire “notizia”, usate piuttosto: “news”.

Romance: non significa “romanzo”, ma “storia d’amore”. Per dire “romanzo”, usate piuttosto: “novel”.

Terrific: non significa “terrificante”, ma “magnifico”. Per dire “terrificante”, usate piuttosto: “frightening”.

19/02/2020

L’ESPERANTO

Originariamente chiamato Lingwe Uniwersala, l’esperanto nasce nel 1878 dalla mente dell’oculista polacco Ludwik Zamenhof.
Nonostante la struttura grammaticale ben definita, questa lingua deriva più da un ideale, che da un interesse linguistico: abbattere i muri tra le popolazioni e facilitare la comunicazione tra persone di paesi diversi.
Perché imparare l’esperanto?

L’esperanto è internazionale
Zamenhof decise di creare questa lingua attingendo al vocabolario delle principali lingue parlate in Europa, per permettere a tutti i parlanti di riconoscere un tratto di familiarità con la propria lingua madre.

L’esperanto è neutrale
Non appartenendo a nessun popolo o paese particolare, non avvantaggia nessuno dei parlanti, che saranno tutti nella stessa posizione.

L’esperanto è facile
Grammatica semplificata al minimo, vocabolario internazionale e molte parole che possono essere costruite combinando pochi elementi di base: queste caratteristiche rendono l’esperanto una delle lingue più facili da imparare.

13/02/2020

LE LINGUE PIÙ DIFFICILI DA IMPARARE PER UN ITALIANO

Partiamo dal presupposto che nessuna lingua è, in sé e per sé, facile o difficile: tutto dipende da numerosi fattori, come la somiglianza con la lingua di origine e la struttura grammaticale. In particolare, per un italiano sarà più impegnativo imparare tutte quelle lingue che sono “distanti” per la presenza di alcuni caratteri che nella sua lingua non sono presenti.
Vediamo ora nel dettaglio quali sono le lingue che risultano più difficili per gli studenti italiani:

Basco (o euskara)
La difficoltà principale del basco, parlato soprattutto nella Spagna settentrionale, sta nel fatto che questa lingua non ha tratti comuni con nessun’altra lingua al mondo. Si tratta infatti di un idioma pre-indoeuropeo, basato principalmente sull’uso di prefissi e suffissi che vengono anteposti o posposti al nome.

Finlandese
Nonostante la Finlandia si trovi molto vicina geograficamente alla pen*sola scandinava, il finlandese è totalmente differente dalle altre lingue nordiche, come danese, svedese e norvegese, che per grammatica sono più simili all’italiano. La caratteristica principale è l’assenza di preposizioni e la presenza di numerosi casi, 15 per la precisione.

Giapponese
Il giapponese vanta 50 suoni diversi e oltre 10.000 caratteri. Si aggiunga un sistema a tre alfabeti, hiragana, kanji e katakana, ciascuno con le proprie regole di scrittura. Prima di iniziare a scrivere in giapponese, è necessario padroneggiare circa un migliaio di caratteri.

Cinese mandarino
Oltre al sistema di scrittura, basato non su lettere ma su ideogrammi, il cinese è molto distante dalla nostra lingua per la presenza di quattro toni. Per un orecchio italiano, la differenza tra le diverse intonazioni è pressoché impercettibile. Un’altra difficoltà è data dal fatto che il significato delle parole cambia a seconda del contesto.

Arabo
La difficoltà principale che un italiano troverà durante lo studio dell’arabo sarà sicuramente l’ortografia. Oltre a leggersi da destra verso sinistra, le lettere arabe sono scritte in quattro modi diversi a seconda di dove sono collocate nella parola. Inoltre, a complicare il tutto, le vocali non sono incluse nella scrittura.

05/02/2020

COME RICONOSCERE UN ITALIANO CHE PARLA INGLESE: 3 ERRORI DI PRONUNCIA

La maggior parte degli errori di pronuncia da parte degli italiani dipende dal fatto che nella lingua italiana tutto (o quasi) ciò che vediamo scritto deve essere pronunciato. Di conseguenza, lingue dove molte lettere si scrivono ma non si pronunciano, come l’inglese o il francese, diventano per noi difficili da pronunciare correttamente.
Inoltre, in grammatica diciamo che la pronuncia italiana è “trasparente”, cioè ad un segno corrisponde un solo suono. Ad esempio, parole come fine, dita, luogo, ghiaccio ecc., potranno essere pronunciate in un modo soltanto. Al contrario, l’inglese è una lingua “opaca”, nel senso che allo stesso segno ortografico possono corrispondere più suoni, ad esempio si pensi alla differente pronuncia della doppia “o” in moon, door e blood, oppure al verbo to read, che si pronuncia in modo diverso al presente e al passato, nonostante la scrittura sia identica.
Ecco tre errori tipici per riconoscere un italiano che parla inglese:

1. Pronunciamo tutto

Come dicevamo, in italiano si pronuncia praticamente tutto quello che vediamo scritto in un testo.
Di conseguenza, alcuni suoni “muti” in inglese, come la “k” e la “p” a inizio parola, o la “g” dei verbi in -ing vengono invece pronunciati dagli italiani, e anche piuttosto sonoramente.
Es. knife, psychology, jogging.

2. Aggiungiamo vocali inesistenti

Di regola, quasi tutte le parole di origine italiana terminano con una sillaba in vocale. L’inglese, al contrario, molto più spesso usa parole che finiscono con una sillaba in consonante. Per questo, gli italiani che parlano inglese hanno la tendenza ad aggiungere una lieve vocale, simile ad una “e”, dopo ogni consonante a fine parola. Fatto interessante, per gli italiani questo suono è impercettibile, mentre è assolutamente chiaro per gli ascoltatori di altre lingue.
Es. fat, sweet, match, che gli italiani pronunciano “fat(Ə)”, “sweet(Ə)”, “match(Ə)”.

3. Le H fantasma

Eccezione a tutto quello che abbiamo detto prima, in italiano, la “h” ad inizio parola non si pronuncia. Anche nelle espressioni inglesi di uso comune, gli italiani tralasciano questo suono.
Quindi, parole come hotel o Hawaii verranno in italiano pronunciate letteralmente “otel” e “Awaii”.

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